2014
Serie A, Beretta: «A 18? Parliamone, ma solo con una retrocessione»
Il presidente della Lega di Serie A ha analizzato la situazione del calcio italiano.
LEGA SERIE A BERETTA – Uno dei maggiori temi d’interesse negli ultimi tempi è il livello della Serie A, frequentemente paragonata ai campionati stranieri, con i quali sarebbe però aumentato il gap quanto a competitività e grado di interesse. Si sta studiando la possibilità di ridurre la massima serie italiana a 18 squadre per aumentare l’appeal. A tal proposito è intervenuto il presidente della Lega: «E’ un tema da discutere in maniera molto approfondita. È chiaro che se si dovesse andare a una riduzione delle squadre, di conseguenza andrebbe rivisto il meccanismo di retrocessioni e promozioni. Una A a 18 sarebbe possibile solamente con una sola retrocessione diretta in B, altrimenti si rischierebbe di avere una forte instabilità.Con una sola retrocessione ci avvicineremmo al sistema della Nba, con maggiori certezze di ricavi e una prospettiva più lunga nella commercializzazione dell’offerta del campionato. Ma la Serie A è di per sé attrattiva. L’esempio è Juve-Roma: partita bellissima, in uno stadio moderno, acquistata da 52 licenziatari in 200 paesi. In questi anni sia la corsa ai primi posti che la lotta-salvezza si sono decise alla fine. C’è un consolidamento degli spettatori tv: ogni giornata oltre 9 milioni di persone seguono le dirette in pay della A, il dato cumulato è di 350 milioni nell’arco della stagione. Inoltre, c’è una crescita contenuta di presenze negli stadi, con una media di 24mila spettatori, quasi il 3% in più del 2012-13. Il calcio in Italia continua a essere un fenomeno di grande mobilitazione: 25,5 milioni di italiani sopra i 14 anni sono interessati a seguire il calcio; 18,1 milioni fanno il tifo per una squadra di A», ha dichiarato Maurizio Beretta ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”.
ALTRE IDEE – In merito alla possibilità di anticipare le sfide al sabato alle 15 e in vista del contratto collettivo dei calciatori che sarà discusso in estate: «Ci stiamo ragionando. Se guardiamo alla Premier, che sa vendere meglio di tutti i diritti esteri, notiamo come ci sia una diversa articolazione degli orari. Comunque, nelle prossime settimane va fatto un lavoro istruttorio importante per pubblicare in primavera i bandi per i diritti tv del 2015-18. Altra estate calda per il contratto collettivo? Lo escludo. Bisogna lavorare assieme per assicurare la sostenibilità del grande calcio italiano nel medio-lungo termine, con una sempre maggiore aderenza dei contratti ai risultati sportivi ed economici del club. Peraltro l’accordo del 2011 sta funzionando bene come dimostra la quasi assenza di contenziosi. Il clima con l’Aic è molto costruttivo, differente dal passato. Col sindacato stiamo studiando corsi di formazione per i ragazzi delle giovanili sul tema delle scommesse, che potrebbero persino diventare obbligatori per l’ottenimento della licenza nazionale».
SANT’ELIA – Sul caso relativo all’impianto del Cagliari, invece: «È la conferma della necessità di un provvedimento quadro per facilitare la costruzione di impianti. Gli stadi italiani, tranne poche eccezioni, sono inadeguati e non allineati agli standard europei. Una nuova legge c’è, contiene aspetti positivi riguardo all’accelerazione delle procedure, ma è del tutto insoddisfacente relativamente alla perequazione economica. Così costruire stadi da A è molto, molto difficile. Spero che possano essere trovati dei correttivi tenendo conto dell’elevato volume di investimenti richiesti per realizzare un impianto per il grande calcio, considerato anche cosa si può mettere in moto sul fronte dell’occupazione e dell’indotto. Non si tratta di speculazione, ma di un meccanismo che esiste in tutta Europa e lo chiamano riqualificazione urbana. Auspico che si trovi una soluzione strutturale per la prossima stagione portando a compimento il progetto da 16mila posti. Quel che la Lega poteva fare l’ha fatto: abbiamo detto sì al ritorno, seppure a capienza parziale, al Sant’Elia perché sarebbe stata una ferita ancor più grave continuare a far giocare il Cagliari lontano dal suo pubblico. In generale, sugli impianti stiamo lavorando per migliorare i manti erbosi e dal 2014-15 eleveremo ancora gli standard per l’illuminazione e renderemo obbligatorio il riscaldamento con le serpentine per i club del centro-nord».