Nazionali
Bacconi: «Tanti allenatori dalla NAZIONALE 2006. Ecco ad oggi chi è quello PIU’ PREPARATO»
Le parole di Bacconi sugli allenatori di Serie A reduci dall’esperienza Mondiale del 2006 con l’Italia. Ecco le dichiarazioni
Si sta apparecchiando una nuova Serie A intrigante, con l’Inter favorita d’obbligo e concorrenti che non mancano. Adriano Bacconi, allenatore e preparatore atletico professionista, Ceo di MathandSport, ha voluto parlare degli allenatori di Serie A che nel lontano 2006 avevano fatto parte di quell’Italia Campione del Mondo.
Ultima curiosità. Eri nello staff di Marcello Lippi ai Mondiali del 2006. Che effetto ti fa vedere De Rossi, Nesta, Pirlo ed altri campioni del mondo su importanti panchine tra A e B?
E ce ne sono stati anche altri, come Grosso e Gattuso… C’è una tendenza a prendere i grandi campioni che facilita la carriera di questi ragazzi: i dirigenti li stimano, i tifosi li amano, hanno uno sviluppo di carriera facilitato e ormai è normale vederli in questi posti. Da lì a essere in grado di avere una proposta di gioco originale, costante e vincente è ovviamente tutto un altro paio di maniche. Alla fine sono quasi tutti allenatori che ancora devono dimostrare di essere all’altezza di così grandi responsabilità. É vero che De Rossi ha fatto bene l’anno scorso, ma è stato favorito dalla crisi di rigetto della gestione Mourinho. E lui l’ambiente romanista lo conosce benissimo, è stato bravo a dare un segnale di discontinuità e quindi anche a ricreare il giusto spirito nello spogliatoio.
Chi è quello più avanti secondo te?
Tra tutti i ragazzi che ho conosciuto nel 2006 quello che mi ha sorpreso di più per le idee di gioco che è riuscito a mettere nella sua squadra è Gilardino. Con il Genoa ha conquistato la Serie A e l’anno scorso ha fatto un campionato meraviglioso, interpretando un calcio moderno. Non mi stupisce che l’Inter abbia acquistato il suo Martinez. É proprio il segno di cosa abbia saputo fare Alberto. Avendo un portiere fortissimo con i piedi, era bellissimo vedere come la lunga circolazione palla da dietro fosse funzionale a determinare lo spazio libero per Gudmundsson. Puntualmente, il lancio da dietro andava a raggiungere l’islandese, abile nel controllo e nel trasformare quel pallone in un potenziale pericolo. Una connessione portiere-attaccante costruita benissimo, che si è vista in tantissime azioni. Certo, c’è l’abilità tecnica degli interpreti, ma è da queste cose che si vede la mano dell’allenatore. Per me Gilardino è quello più maturo. Però bisogna sempre considerare che ogni situazione è profondamente diversa, ognuna ha una sua specificità. Se c’è una cosa che dopo tanti anni di calcio ho imparato, è che non esiste un’unica scelta che vada bene ovunque. Anche perché altrimenti sarebbe un po’ troppo facile…