2017
Sergio Ramos e Piqué, anime opposte della Spagna
Con la situazione in Catalogna ad animare il paese, la Spagna trova in Sergio Ramos e Gerard Piqué due rappresentanti delle opposte fazioni sul tema
Uno twitta attaccando la vicepresidente del governo, l’altro rivendicando i concetti di patria, nazione e corona. Dopodomani saranno una a fianco all’altro, entrambi con la maglia della nazionale a difendere la porta della Spagna. Gerard Piqué e Sergio Ramos, da sempre su galassie molto lontane collegate in questi anni solo dall’unificante buon senso di Vicente Del Bosque, oggi sono separati in casa. Tocca a Julen Lopetegui, giovane basco senza grandi esperienze di spogliatoio, farsi carico della risoluzione di questa crisi profonda che è lo specchio del disastro dei rapporti in cui si trova la Spagna attuale, spaccata tra il governo centrale madrileno e il governo catalano, con l’odio che al momento resta l’unico motore di questa storia.
BOTTA E RISPOSTA – Ieri Lopetegui ha parlato da solo con Piqué, poi ha convocato tutta la squadra. Nel mentre Ramos postava ai suo milioni di follower un collage di due sue foto mentre festeggia reti col Madrid e con la nazionale appoggiate su una cartina della Spagna coi colori della bandiera e una corona: «Capitan Sergio Ramos» le uniche parole. La scorsa settimana quando Piqué aveva twittato il suo #Votarem, il messaggio a favore del voto nel referendum catalano (illegale per Madrid), Ramos aveva subito risposto facendogli presente che così facendo non migliorava la sua già delicata posizione di fronte ai tifosi della Roja, che lo fischiano già da un paio d’anni. Ieri Lopetegui e i giocatori si sono riuniti per affrontare il caso Piqué. Marca sul proprio sito ha parlato di «Gabinetto di crisi» facendo temere ciò che As aveva scritto sul giornale di ieri, che si potesse cioè arrivare a una soluzione drastica con l’addio di Piqué. Per quanto ne sappiamo, però, Gerard non aveva alcuna intenzione di mollare ritiro e nazionale, e grazie al lavoro diplomatico di Lopetegui gli animi alla fine della riunione sono parsi rasserenati.
Preparando ya los dos últimos partidos del grupo. Objetivo #Rusia2018
Preparing for the last two group games. #Russia2018#VamosEspaña pic.twitter.com/Fu7mQqpEbC— Sergio Ramos (@SergioRamos) October 3, 2017
POCHI LEADER – I contorni sembrano quelli di una pace armata, e c’è da vedere come reagirà la gente di Alicante: secondo la tv Cuatro, nella capitale della Costa Blanca si sta preparando una sonora contestazione a Piqué nel minuto 12 della partita con l’Albania. Non esattamente il clima ideale per una gara in cui in ballo c’è il Mondiale. Christian Panucci prenderà nota e proverà ad approfittarne. Lopetegui invece è preoccupato e indaffarato. La Roja negli ultimi 10 anni ha fatto più di qualsiasi politico e governo per l’unità nazionale. Oggi quella stessa unione è sotto pesante attacco e se Piqué dovesse abbandonare la nazionale, magari seguito dai catalani Busquets e Jordi Alba, il danno collaterale per la società spagnola sarebbe incalcolabile. «Non siamo qui per parlare di politica», diceva ieri Thiago Alcantara, brasiliano cresciuto tra Galizia e Catalogna, con un fratello (Rafinha) in quella brasiliana. Un arcobaleno oscurato da questo scontro fratricida che sta travolgendo la Spagna. «Siamo stanchi di parlare sempre delle stesse cose» si lamentava Koke in una conferenza stampa brevissima, tesa e dominata dal caso Piqué.
PIQUÉ RESTA – «Non siamo mica stupidi: è chiaro che si è generato un ambiente sgradevole. Ma chi insulta Piqué non offre la sua opinione, si comporta in maniera pessima. Bisogna essere concilianti e far abbassare i toni» ha detto Lopetegui che poi via Twitter ha chiesto l’appoggio della gente di Alicante. Le ultime parole le lasciamo a Juan Luis Larrea, presidente federale: «Il gruppo è unito e Piqué non se ne andrà dalla nazionale». La Spagna ancora in grado di ragionare spera che abbia ragione