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Serena: «Torino Juventus? Vi racconto i miei derby. Juric sarà d’assalto, Allegri…» – ESCLUSIVA

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Il derby della Mole è alle porte, il doppio ex Aldo Serena ha raccontato così Torino-Juventus tra aneddoti, ricordi e pronostici

Ogni anno a Torino una serie di eventi catartici arricchisce il calendario dei cittadini torinesi. Così come gli amanti della musica attendono per mesi con ansia il Kappa futurfestival, gli appassionati di Tennis le ATP finals e i cultori delle serate mondane la festa di San Giovanni, i tifosi di calcio fremono per una partita in particolare nell’arco della stagione: il derby della Mole.

La stracittadina piemontese però, forse come nessun altro avvenimento degno di nota, riesce a squarciare in due il capoluogo sabaudo in due distinte fazioni: quella granata e quella bianconera. La rivalità tra Torino e Juventus trova non a caso radici antichissime nel passato. Un antagonismo ultracentenario che ancor oggi si respira nei bar, nelle vie, nelle piazze, nei quartieri della città. Capace di intrattenere intere generazioni quindi.

Oggi, a Calcionews24 abbiamo avuto il piacere di intervistare Aldo Serena. Uno dei 43 giocatori della storia, pensare, ad aver vestito la maglia di entrambe le squadre che trovano ubicazione sulle sponde del fiume Po. Tra aneddoti, ricordi, riflessioni e pronostici verso l’incontro che vedrà Toro e Juve uno davanti all’altro questo sabato, il centrale classe ‘60 ha fotografato così magistralmente il derby della Mole. E il risultato non ha certo deluso le aspettative.

Buongiorno Aldo. Iniziamo subito dai suoi ricordi sul derby. Quando pensa a Torino-Juventus qual è la prima immagine che le viene in mente?

«La settimana precedente al mio primo derby, quindi con la maglia del Toro. Io ero militare all’epoca, allora chiesi al Colonnello Tronco – lui era il mio referente a Napoli – di rimanere tutta la settimana a Torino per far tutti gli allenamenti in previsione del derby. Lui accettò. In quella settimana ho visto il trasporto con cui i tifosi granata vivono quella partita. E’ Un obiettivo stagionale, non una partita comune. Era per tutto l’ambiente Toro un obiettivo posizionato in alto nella stagione»

Ha trovato un modo diverso di affrontare la settimana del derby tra tifosi del Toro e della Juve?

«Si, naturalmente tutti i tifosi granata mi fermavano, mi chiamavano, mi catechizzavano, mi motivavano e parlavano di questa partita. Una partita che bisognava vincere. Mentre, dalla parte bianconera, forse perché abituati alle partite di Coppa Campioni di livello internazionale, per i tifosi era una partita sì importante, ma non aveva quella connotazione di obiettivo stagionale. Era comunque una partita importante, di solito in quegli anni 70-80 molto difficile. Perché il Torino in quel momento era di alto livello: aveva anche vinto lo scudetto qualche anno prima. E quindi sì, il vissuto dei tifosi era diverso».

E questo si rifletteva sul campo? Il trasporto dei tifosi riusciva in qualche modo ad accompagnare le imprese dei granata, spesso contro avversari bianconeri sulla carta più forti?

«Si, anche se in quegli anni la qualità della squadra granata era sicuramente superiore rispetto a quella che abbiamo visto dopo. In tutti gli anni successivi, però sì, c’era quell’ardore, quella carica che più volte ha permesso di fare risultato».

Nell’85 lei si trasferisce dal Torino alla Juventus e l’accoglienza dei tifosi granata al suo primo derby immaginiamo non sia stata delle migliori. Come può in quell’occasione un giocatore isolarsi dalla cornice in campo?

«Guardi, dipende molto dalla personalità dell’individuo. Io in quel momento ho provato a visualizzare i momenti belli passati, ad estraniarmi da quel contesto quindi. Ma sinceramente non ci sono riuscito. Sono stato condizionato nel primo derby, perché avevo lo stadio granata contro. Avevo però la curva bianconera che mi dava sostegno, perché avevano capito che fosse un momento difficile per me. Devo dire che i bianconeri mi hanno aiutato. Grazie a loro ho anche disputato un derby discreto.

Ho fatto un gol fortunoso al primo incontro con i granata, ma è stato un gol in qualche maniera voluto. Sono andato verso il portiere, nel caso Martina avesse mollato quella palla, e così è successo. Mi è venuta addosso, ha cambiato direzione e fatto gol. Con lo stadio interamente contro, perché era tutto granata essendo in casa del Toro. Come dicevo mi sono focalizzato su quella curva Filadelfia che mi ha aiutato tanto. Anche se si, ne sono rimasto condizionato».

Entriamo nello specifico. C’è un avversario particolare nel derby che avrebbe preferito evitare di affrontare?

«Quando avevo la maglia granata…se fosse mancato Platini ne sarei stato molto felice».

E del Torino?

«Con quella bianconera potrei dire Junior. Perché era il collante di quella squadra. Ma mi ricordo un momento particolare…»

Ci dica…

«Il primo derby dopo il mio passaggio dal Torino alla Juventus. Il mio ex compagno Paolo Beruatto – lui partiva dalla panchina – nel sottopassaggio mi diede un pestone con tutta la sua forza dicendomi: ‘Auguratii che io non entri in campo, altrimenti ti faccio nero’. E io allora: ‘Vieni, vieni, entra in campo che dopo vediamo’».

E’ poi entrato?

«No, non è entrato (ride, ndr)».

Passiamo invece al presente. Come arriva il Torino di Juric all’appuntamento con la stracittadina?

«Il Toro targato Juric è un Toro d’assalto. Un Toro che corre e che ha grande dinamismo, grande vigore atletico. Magari non sempre gode di un’opportuna lucidità sottoporta. Però è lì ed è il motivo per cui si giocherà il traguardo per l’eventuale ingresso in qualche coppa. La speranza è quella. Penso che il Toro ci proverà, sotto il profilo del ritmo, a mettere sotto la Juventus.

E la Juve di Allegri?

«Abbiamo visto una Juve a due facce. Perché la Juve contro la Fiorentina si è vista nel primo tempo di grande scioltezza, grande dinamicità, con dialoghi altamente qualitativi e Vlahovic tornato attaccante di riferimento. E non intendo solo come stoccatore finale, ma anche come trascinatore. Poi invece la Juve nel secondo tempo ha sofferto, ha cambiato ritmo. È rimasta ancorata davanti alla propria area di rigore. Ecco, penso che la Juventus debba fare una sintesi tra questi due tempi. Cercare magari di essere più equilibrata nel primo tempo e più spavalda e decisa nel secondo. Determinata nell’andare a prendere palla al Toro».

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