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2012

Senza eroi

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ferrara ifa

“L’eroe vero è sempre eroe per sbaglio, il suo sogno sarebbe di essere un onesto vigliacco come tutti”. (Umberto Eco)

Un Natale, quando avevo 10 anni circa, mio padre mi prese da parte e mi disse:Senti Michele, è inutile che continui a scrivere lettere a Babbo Natale ogni santa Vigilia (non credo che per ‘santa’ intendesse proprio il senso religioso della festività, ndr), perchè tanto non è che non ti risponde o gli sei antipatico, semplicemente non esiste. E smettila di ringraziare gli elfi, le fate e le renne per averti confezionato i regali, per favore, sei l’unico bimbo che crede ancora che in Lapponia abbiano la carta regalo della giocattoleria sotto casa“.

Sì, lo ammetto, lì per lì fu un po’ un trauma, del resto ogni mente deviata che si rispetti uno shock da piccolo deve averlo pur subito, ma a distanza di anni devo dire grazie a quel discorso così privo di cuore, perchè mi ha permesso di vivere il resto della mia adolescenza e gioventù senza idoli e senza eroi, lontano dalle favole.

E’ questa la ragione principale per cui, ogni volta che vedo un tifoso inneggiare ad un calciatore o ad un allenatore come il salvatore della patria, un po’ rido e un po’ penso che nella rustichella dello stadio debbano metterci il metadone in polvere (quello buono), perchè non mi pare ancora vero che ci sia gente capace di credere ai miracoli sportivi e agli eroi dentro e fuori dal campo.

Quando ero piccolo, ad esempio, potevo anche pensare che Ciro Ferrara fosse un grande difensore, uno di quelli capace di spazzare palla al centro dell’area con 4 avversari di fronte senza paura di prendere botte e calci nelle gengive, ma parliamo di un tempo molto lontano, un tempo in cui ‘Ciruzzo’ non mi pareva, come oggi, così… umano.

Perchè il punto è tutto lì: non crediamo più negli eroi e nelle favole, nel momento in cui la realtà ci si pianta di fronte in tutta la sua crudeltà e capiamo che nessun giornalista può volare con un pigiama osceno e vedere negli spogliatoi delle donne oltre le mura di cemento per poi farsela addosso alla vista di una pietra verde fosforescente proveniente da un altro pianeta (ma perchè?), o che nessuna donna dotata in un minimo di sale in zucca andrebbe a dormire in casa con 7 nani che lavorano in miniera e che, a rigor di logica, dopo una giornata intera trascorsa chiusi in uno sputo di grotta ad odorarsi a vicenda, dovrebbero avere il testosterone a mille.

Ho capito che Ciro Ferrara è un essere umano quando, chiamato ad allenare la squadra di cui era stato bandiera, ha preso così tanti ceffoni che nemmeno Tassinari de ‘La Pupa e il Secchione’ in camera con Hulk Hogan.

E m’è dispiaciuto, m’è dispiaciuto tanto, perchè per me Ferrara era davvero un idolo sovrumano: io lo vedevo in grado prima di difendere per 90 minuti e poi di cantare ‘Senza giacca e cravatta’ di Nino D’Angelo live version come se avesse ancora fiato in corpo, di vincere prima la Champions League e l’Intercontinentale e poi di ingozzarsi di Danette Danone di nascosto dalla moglie che (giustamente) temeva di ritrovarsi sposata non più con un calciatore, ma con Giuliano Ferrara.

Invece no: la storia si ripete e Ciro, dopo aver ingranato la quarta con la Sampdoria, ha decellerato fino a fermarsi di colpo a bordo pista, ed io l’ho rivisto ancora una volta umano ‘Ciruzzo’ mio, tremendamente umano, e mi sono pure chiesto (vigliaccamente, lo ammetto) chi diavolo glielo faccia fare di stare lì seduto in panchina a prendere schiaffoni invece di starsene a casa a mangiare budini con la famiglia.

Poi ho capito: Ferrara, a modo suo, è ancora un po’ il mio eroe, perchè mentre ti parla a fine partita di quanto ha sbagliato modulo, tattica, atteggiamento e giocatori, è come se ti volesse dire: “Datemi un jet ed un ostaggio e scappo di qui, non mi rivedrete mai più”. Non lo fa, ma lo vorrebbe fare, ci scommetto.

Del resto, tutti gli eroi sono codardi mancati: a noi piacciono anche così.

P. S. L’ho rifatto, ho mutuato ancora il titolo di una canzone rap per scriverci un editoriale. Fuossera, abbiate pietà di me.