2018

Scaroni fa sognare i tifosi: «Milan, con noi tornerai grande in 3-5 anni»

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Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Paolo Scaroni assicura: «Lo scudetto è bellissimo ma il mondo del calcio è la Champions»

Paolo Scaroni ha portato un po’ di serenità al Milan dopo l’anno torbido della gestione cinese. I tifosi rossoneri si sono subito innamorati della nuova dirigenza capace di far germogliare di nuovo il seme milanista, appassito dopo lo scorso anno ricco di dubbi, misteri e incertezze. Scaroni è un presidente tifoso, cosa che non guasta mai, però è soprattutto un manager. Che osserva il club con gli occhi razionali dell’imprenditore e non del nostalgico che riempie le mensole di cimeli.  Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Scaroni ripercorre le tappe che l’hanno portato a diventare il nuovo presidente del Milan: «Sono entrato nel Cda su se- gnalazione di Elliott e già all’epoca mi fu detto che se loro fossero mai diventati proprietari del Milan, avrebbero potuto pensare a me come presiden- te. Io diedi la mia disponibilità, anche se all’epoca era difficile pensare che sarebbe potuto capitare davvero. Nessuno di noi poteva immaginarselo. Anche l’epilogo del 21 luglio (giorno della nomina a presidente, ndr) è stato inaspettato perché nes- suno, a cominciare da me, im- maginava che Li Yonghong non facesse fronte agli aumenti di capitale da lui stesso deliberati e scritti un anno prima».

Gli obiettivi in Italia e in Europa

Scaroni spiega anche che tipo di proprietario è Elliott e quali sono le strategie d’investimento per riportare il Milan in alto in Italia e in Europa: «Elliott da un lato guarda a questo investimento dal punto di vista finanziario, e dall’altro come qualcosa che può giovare alla reputazione. A loro interessa che il Milan torni a essere quel Milan che ha fatto innamorare 400 milioni di persone in tutto il mondo. Elliott ha molta attenzione nei confronti di questo club. Hanno un disegno a 3-5 anni. Liverpool e Arsenal, per esempio, vengono valutati 2 miliardi di sterline. Occorre creare valore e per farlo serve tempo». Già, perchè il piano di Elliott è tornare ai fasti del passato, come conferma Scaroni: «Un club come il Milan deve ottenere risultati sportivi, e i fasti si riferiscono a questo. In termini economici invece non possiamo dimenticare che il Milan fatturava 200-210 milioni nel 2003 e oggi siamo ancora alla stessa cifra. Nel frattempo Real, United e City sono aumentati di quattro volte. Bisogna schiodare il Milan da quei 210 milioni. Ri- peto, abbiamo 400 milioni di tifosi nel mondo. Dobbiamo essere in grado di avere degli sponsor interessati a raggiungere in modo ragionato questi tifosi».

Scaroni fissa poi l’obiettivo: «Ieri in Lega guardavo quel ta­bellone con i sette scudetti consecutivi e fra me e me ri­flettevo sul fatto che oggi lo scudetto vale un pochino di meno rispetto a 15­20 anni fa. Vincere il campionato è bellis­simo, ma il mondo del calcio è diventato quello della Cham­pions. E per noi quello che con­ta è tornarci. Non ci siamo dati una tempi­stica. Ma è un obiettivo all’in­terno del piano di Elliott, quin­di i 3­-5 anni di cui abbiamo già parlato. E comunque la Cham­pions attrae più dello scudet­to».

Il Milan cinese, cosa non ha funzionato

Sotto la gestione di Yonghong Li il Milan è sempre stato circondato da una fitta nebbia di mistero, una situazione che neanche Scaroni riesce a spiegare: «Un punto interrogativo che non è stato evaso e che forse non lo sarà mai. L’ho visto tre volte nella mia vita, non gli ho mai parlato perché non parla nessuna lingua a parte il canto­nese. Ma a me non interessa nulla di quello che è successo, guardo avanti. Di certo è stata una vicenda inspiegabile, non ci ho capito un accidente ma io penso a cosa deve fare il Milan nei prossimi due anni, non a Mister Li».

Il presidente del Milan entra nel dettaglio: «Cosa non ha funzionato? Il continuo tira e molla sui sol­di. Le squadre vincono le parti­te, ma i campionati li vincono le società. Si passava il tempo a parlare di milioni mancanti e certe cose arrivano fino allo spogliatoio. I famosi ultimi 32 milioni dovevamo averli per forza perché se non fossero sta­ ti messi non avremmo potuto iscriverci al campionato: come fa un club come il Milan a cam­pare in questo modo? Si crea un senso di precarietà deleterio per tutti. Mentre per quanto ri­guarda la campagna acquisti, vedo che Leonardo e Maldini hanno smontato molto di ciò che era stato allestito. Un moti­vo ci sarà pure».

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