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Scamacca e il salto di qualità che può dare all’Atalanta (ma tutto dipende da lui)
Gianluca Scamacca alla ricerca del riscatto: il salto di qualità dell’Atalanta dipenderà da lui tra goal e impatto partita
Se l’Atalanta sta riprendendo la sua volata, dall’altra solo un giocatore è rimasto ancora indietro: ovvero Gianluca Scamacca. Il reparto offensivo sta facendo cose straordinarie con il falso nueve, attualmente la miglior soluzione tecnico tattica possibile, ma l’assenza di un centravanti tanto affamato quanto solido si fa abbastanza sentire: soprattutto viste le aspettative nei suoi confronti.
La storia tra Scamacca e l’Atalanta fino ad ora è sempre stata all’insegna della trasformazione (assai altalenante) di un “numero 9” in un giocatore capace non solo di finalizzare, ma anche di costruire: la classica ideologia di Gasperini dove il lavoro fuori dall’area di rigore vale il 90% delle prestazioni in campo, con l’obiettivo anche di far alzare la squadra.
Dal ritorno in campo dopo l’infortunio agli adduttori, Gianluca si è ritrovato a dover scalare una montagna che i suoi compagni di reparto avevano già fatto senza problemi. Lento, macchinoso, incapace di essere un riferimento offensivo e al tempo stesso non saper reggere neanche uno scontro fisico con l’avversario, ma soprattutto l’assenza di quel “fuoco” in grado di rompere gli indugi. Certo, non sono neanche da buttare via il goal annullato a Roma e una presenza costante in area di rigore dove ogni pallone riesce a farlo suo, ma si ritorna sempre allo stesso punto di partenza: bisogna fare di più, e se si parla di impatto partita c’è ancora molto da lavorare (indovinato quello, tutto viene da sé).
L’Atalanta è disposta ad aspettarlo tra fiducia e anche valorizzazione dell’investimento fatto, considerando che il salto di qualità, seppur la qualità sia presente tra De Ketelaere, Miranchuk, Lookman e anche El Bilal (dove la curiosità nei suoi confronti tende a salire) deve per forza arrivare dal centravanti: lo è stato per Duvan completando il duo Ilicic-Gomez nel 2018, stessa cosa l’anno scorso con Hojlund dove il solo Ademola non bastava. Tutto dipenderà però dalla voglia e dall’impegno del ragazzo nel voler dimostrarsi all’altezza di questa squadra: la Dea ha bisogno di lui, così come lui ha bisogno di prendersi in mano l’Atalanta per dare una svolta importante alla sua carriera (anche in ottica Nazionale).