Il capitano del Sassuolo tra calcio, sesso e politica

“L’ultima stagione” è un libro scritto da Phil Jackson, santone dell’NBA, che ha raccontato di una sconfitta professionale e di una rinascita possibile. Una storia che Francesco Magnanelli sente vicina. Dopo le delusioni nella Primavera di Chievo e Fiorentina, il capitano del Sassuolo non sapeva se avrebbe fatto il professionista. Arrivare nel club neroverde è stata la sua fortuna: «Nessuno mi ha dato la Serie A: me la sono presa. E per restare in questa città ho rinunciato a contratti migliori», ha dichiarato il capitano del Sassuolo, di cui è diventato cittadino onorario, a La Gazzetta dello Sport.

TALENTI – Acquistato insieme a Luca Baldo, che «si è perso anche per storie di cocaina», Magnanelli spiega l’importanza del gruppo: «I campioni a volte ti fanno vincere una battaglia, ma la guerra la vince la squadra. In futuro mi vedo più in campo che come dirigente». Secondo Magnanelli non esistono giocatori inallenabili, ma giocatori che non fanno qualcosa in più per loro stessi e la squadra: «Giudico dall’esterno, ma ad esempio a El Shaarawy mi pare non abbia fatto bene giocare con Balotelli». Magnanelli, che ammette di avere limiti fisici e tecnici, considera invece un talento Domenico Berardi: «Se sarà forte di testa in 4-5 anni diventerà tra i più forti d’Europa. Nazionale? Stava male davvero. Non vedo questo “non amore” per l’azzurro. Io ad esempio ci andrei di corsa se Conte non chiamasse sempre gli stessi (e ride, ndr). Tutti giocherebbero un Mondiale ogni due mesi; il problema sono le amichevoli che fanno accumulare tante partite». Poi ha parlato del rapporto con i suoi allenatori. Chi è stato il suo Phil Jackson? «Direi Allegri per come gestisce i giocatori, ma anche Pioli mi ha dato tanto. Sarri lo stimo parecchio; mi ha sorpreso più il percorso a Empoli che al Napoli, se col suo calcio riesce a far divertire campioni come Higuain può andare lontano».

LE DONNE – Poi ha parlato di sesso e dell’attenzione necessaria perché pensa che molte donne considerino i calciatori obiettivi economici a cui attaccarsi: «Sappiamo che intorno a noi c’è quest’aura di perversione, ma siamo professionisti. Al massimo fanno le solite battute, cioè se ti vedono nervoso ti dicono: “Vatti a fare una sc… per scaricarti”. E poi occorre stare attenti, molte donne di mestiere fanno la moglie del calciatore, però ce ne sono tante che per seguirci lasciano città, famiglia, lavoro. Mia moglie Annalisa, ad esempio, è ingegnere civile e ha fatto delle rinunce. È lei quella più attenta, io per carattere sarei più spendaccione».

POTERI FORTI – Si affrontano poi temi più delicati, dalla corruzione («Io denuncerei, ma ammetto che chi denuncia sarebbe guardato ancora male. In certe gare di fine stagione a me è successo di non avere gli stessi stimoli dell’avversario. Magari per questo ho fatto qualcosa in meno, ma non ho mai regalato un gol o una partita») alla guerra («Non possiamo andare lì noi occidentali e distruggere tutto. È una rivoluzione che deve partire dall’Islam moderato»). Inevitabilmente vengono sfiorati temi politici: «Non esistono più destra e sinistra. Renzi ad esempio sta facendo un buon lavoro, ma a contare davvero, però, sono i poteri forti. Anche nel calcio? Le cose da Calciopoli sono cambiate. Certo, l’arbitro è umano e quindi, purtroppo, se protesto io o Totti c’è differenza, a lui viene concesso qualcosa di più». Infine, dopo aver rivelato anche il suo mito è Andrea Pirlo («Non perché sono milanista: è stato il centrocampista più forte del mondo»), ha parlato delle possibilità di vedere il Sassuolo in Europa nella prossima stagione: «Eh sì, ma occorre stare attenti, perché il confine tra una stagione esaltante e mediocre è sottile. Comunque, se ci andiamo giuro che mi faccio un altro tatuaggio».