2014

Sarri: «Rugani? Maniacale e sicuro»

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L’allenatore dell’Empoli crede nella salvezza anche se «sarebbe un’impresa»

EMPOLI SARRI – Non ha un ufficio da vip né una sala stampa blindata per chiacchierare, preferisce parlare tra una sigaretta e l’altra dalla panchina del Castellani mentre sulla pista d’atletica corrono i ragazzini delle scuole medie e Tavano & Co. si allenano. Chiamato “Diabolik” per i capelli stempiati e le tute nere indossate per scaramanzia, Maurizio Serri fonda la sua carriera sul lavoro. Poco appariscente l’allenatore dell’Empoli, che ha parlato ai microfoni di Tuttosport dell’impatto con la Serie A: «La difficoltà e la particolarità maggiore derivano dal fatto che le singole giocate incidono di più che nelle altre categorie, dove l’organizzazione ti ripaga e ti protegge maggiormente. Noi l’abbiamo sperimentato con il gol di Torres contro il Milan o quello di Pirlo contro la Juve. Eravamo in partita, ma poi sono arrivati loro due…», ha spiegato Sarri, a cui non è mai pesata la storia dell’ex bancario diventato allenatore: «Sembra che io una mattina mi sia svegliato e abbia deciso di mollare la banca per mettermi a fare questo mestiere: Invece respiro calcio da più di 40 anni e da 12 faccio l’allenatore».

COLLEGHI – Di certo il percorso di Sarri è diverso rispetto a quello di alcuni giovani allenatori che vengono catapultati da zero sulle panchine dei grandi club: «E’ un percorso atipico. Può far bene se lo sfrutti, ma può rischiare di far perdere dei talenti perché magari gli sarebbe stato più utile un percorso diverso». Sarri, che non ha modelli di allenatori a cui ispirarsi ma preferisce prendere spunti dai più bravi, ha però evidenziato due che gli piacciono: «Mi sento vicino a Ulivieri perché ha fatto un percorso molto simile al mio e mi piaceva molto veder giocare la Roma di Spalletti».

AMBIZIONI – A proposito del futuro, Sarri resta piuttosto vago: «Adesso sono concentrato solo sull’Empoli e sulla possibilità di centrare questa salvezza. Ma il mio obiettivo è stare sul campo perché mi diverto a fare questa cosa che duro fatica a chiamare lavoro. L’ambizione è quella di allenare e la soddisfazione è andare sul campo, non ho mai fatto differenze di categoria. Poi è chiaro che motivazioni e ambizioni camminano insieme. In questo come in tutti i mestieri». A proposito dell’obiettivo salvezza, Sarri si mostra invece piuttosto carico: «Ci credo come all’inizio. Siamo maturati e abbiamo messo da parte qualche ingenuità. Non so se riusciremo a salvarci, ma vista la differenza di budget che c’è anche nei confronti delle nostre rivali dirette sarebbe un’impresa sportiva».

IL TALENTO – Il mirino si sposta poi su Rugani, che ha lodato per la maniacalità: «Alle sette di sera devi andare in palestra a mandarlo a casa. Ha una dedizione alla professione impressionante. Quando è rientrato dalla Primavera della Juve, con il ds si pensava di prendere comunque un difensore in più. Invece, dopo averlo visto lavorare una settimana dissi che potevamo giocare subito con lui tra i grandi. Se a 19 anni ti dà questa sicurezza, vuol dire che trasmette sensazioni forti».

IL CALCIO ITALIANO – Sarri, infine, analizza il calcio italiano, che vanta i migliori preparatori atletici, ma offre un gioco spezzettato. Secondo l’allenatore dell’Empoli si è perso il contatto con il gioco e si dà maggiore importanza alle tv. E sulla sfida tra Juventus e Roma: «Contro di noi non hanno brillato, ma la Juve mi ha dato la sensazione di possedere sempre una grande sicurezza, mentre la Roma agisce con micidiali folate offensive. Mi ha fatto una bella impressione la Lazio, anche se è più vulnerabile. Per lo scudetto è un discorso tra le prime due, mentre il terzo posto se lo giocheranno Lazio e Napoli». 

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