Editoriale
Il comandante Sarri e la Lazio, una sigaretta è la rivincita di Lotito
La firma di Sarri sigilla la panchina della Lazio e formalizza anche la grande rivincita di Lotito dopo lo smacco della vicenda Inzaghi
Mai come in questa occasione, il concetto di “fumata bianca” si associa perfettamente al connubio tra Maurizio Sarri e la Lazio. L’ex tecnico di Empoli, Napoli, Chelsea e Juventus riparte dunque dalla Capitale dopo un anno vissuto da campione d’Italia e al contempo da spettatore.
Il giorno che ha risvegliato l’entusiasmo del popolo biancoceleste è dunque arrivato, grazie all’annuncio ufficiale arrivato inizialmente via social. L’emoji di una sigaretta accesa è stato sufficiente per far impazzire una piazza umorale, ma capace di accendersi come poche.
E l’arrivo del Comandante a Formello, insomma, è davvero una delle suggestioni più intriganti per la prossima Serie A. Il Sarrismo imperante celebrato orgogliosamente dalla comunicazione laziale, con la consapevole speranza di rivedere il calcio spumeggiante e propositivo del tecnico toscano, tra i migliori in assoluto nel trasferire a sua immagine e somiglianza i dettami desiderati.
Al netto di un parco giocatori che attualmente non sembra ancora del tutto incline alle sue idee, come vi abbiamo raccontato pochi giorni fa nella nostra analisi tattica, non c’è dubbio che Sarri Lazio sia un binomio che solletica particolarmente il palato. Un allenatore tra i più offensivi e spettacolari nel contesto di una squadra che ha saputo divertire ed esaltare (oltreché vincere) sotto la gestione Simone Inzaghi.
Un vero colpo a sorpresa quello messo a segno da Lotito, che probabilmente per la prima volta nella sua carriera ha deciso di investire su un tecnico top-level, anche in termini economici. Segnale indiscutibile di ambizione e progettualità, uno step verso l’alto che non tutti si attendevano.
La famigerata austerity del Presidente biancoceleste nascosta sotto il tappeto, anche per una sorta di rivincita personale dopo lo smacco della vicenda Inzaghi. Sedotto e abbandonato dal neo tecnico dell’Inter, beffato dal sorpasso in curva di Marotta, il buon Claudio ha saputo pescare il jolly dal mazzo. Chapeau.