2017

Napoli: quella di Sarri non è coerenza, è arroganza

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Napoli – Real Madrid: Sarri non cambia il proprio intransigente assetto tattico, persevera nell’utilizzo della difesa a zona e prende due gol identici da Sergio Ramos su azione d’angolo. La sua non è coerenza, è arroganza

La premessa è doverosa per non rischiare di passare per pazzi: Maurizio Sarri è un ottimo allenatore. Anzi, di più: un eccellente tecnico. I progressi del Napoli nelle ultime due stagioni sono sotto gli occhi di tutti, evidentemente, sia sotto il profilo del gioco che, soprattutto, per quanto riguarda la consapevolezza dei propri mezzi da parte dei giocatori stessi. Non è un caso se, contro il Real Madrid, la squadra campione d’Europa e del mondo in carica, gli azzurri si siano quantomeno giocati (in parte) il passaggio del turno ai quarti di finale di Champions League subendo due risultati, all’andata e al ritorno, in fin dei conti anche troppo severi. Premesse a parte, però, qualcuno dovrebbe spiegare ai tifosi del Napoli come sia possibile prendere nella sfida decisiva per il passaggio del turno, quando la squadra azzurra era ancora in vantaggio di una rete (e con un’altra avrebbe raggiunto la qualificazione, fatto da non sottovalutare per nulla in ottica psicologica), prendere due gol praticamente identici tra loro. Due gol subiti poi non da un giocatore e da una squadra qualsiasi, ma da tale Sergio Ramos su azione d’angolo di una squadretta denominata volgarmente Real Madrid. La dinamica vi dice niente? Cercando su Google “gol di testa Sergio Ramos” troverete una gallery infinita di reti identiche a quelle subite ieri dal Napoli. Il Real Madrid, quando c’è il difensore spagnolo di mezzo, fa sempre la stessa cosa da tempo ormai: in questa maniera le Merengues hanno perfino vinto due Champions League negli ultimi tre anni. Non parliamo allora di uno schema segreto o particolarmente complesso, parliamo anzi di una di quelle robe di calcio di una semplicità disarmante: palla in mezzo per Sergio Ramos e come deve andare, in genere va.

Napoli: troppa zona

Chiaro che se si trattasse di uno schema estremamente banale, qualcuno avrebbe già trovato il modo per controbatterlo, invece il Real Madrid continua ancora oggi a macinare reti così. Succedeva con Carlo Ancelotti in panchina prima, succede con Zinedine Zidane adesso. Ciò che però lascia perplessi davvero è il fatto che, nel caso specifico, ieri il Napoli non abbia nemmeno provato a contrastare la prevedibilissima tattica madridista in un momento, repetita iuvant, nevralgico del match e probabilmente della stagione. Di più: subito il primo gol, gli azzurri non hanno preso contromisure per impedire il secondo fotocopia, come se dagli errori non si imparasse niente. La problematica di fondo è da ricercare nell’applicazione ferrea della difesa a zona, marchio di fabbrica di Sarri, da parte del Napoli. «Guardate la palla, non l’avversario», ripete il tecnico ai propri giocatori spesso e volentieri. Il problema poi è che guardando la palla, ti perdi l’avversario (e se ti perdi pure la palla, la frittata è fatta). Sarri non ha voluto cambiare impostazione nemmeno contro il Real Madrid, in una gara in cui non subire gol era più che mai fondamentale (lo aveva ripetuto anche lui stesso in conferenza stampa): è voluto rimanere coerente con sé stesso fino in fondo, senza applicare la difesa a uomo su Ramos nemmeno soltanto sui calci piazzati.

Napoli: la difesa a zona di Sarri sintomo di arroganza?

Il radicalismo tattico di Sarri, che spesso gli viene rimproverato, può essere sintomatico di un altro problema, ben più grosso: l’arroganza. Il tecnico azzurro è talmente convinto delle sue idee, da non volerle mutare nemmeno quando c’è in gioco tutto, nemmeno in circostanze davvero del tutto particolari: è una strada intrapresa da altri grandi allenatori in passato, Pep Guardiola docet, ma che non sempre paga. Di più: a vincere in genere sono quelli che riescono ad adattare la propria filosofia di vita e di gioco in base alle circostanze. È un processo che in sociologia viene chiamato “socializzazione”: ho di fronte un problema, cerco di risolverlo mutando il mio atteggiamento in funzione della situazione. Traduzione in termini calcistici: ho di fronte un Real Madrid che quasi sicuramente applicherà il solito noioso e semplice schema su calcio piazzato, cercherò almeno di marcare Sergio Ramos ad uomo sperando che vada meno peggio di quanto sia normalmente comune prevedere. Credere invece di poterla spuntare senza cambiare una virgola del proprio atteggiamento, senza scendere mai a compromessi con sé stessi, può essere sinonimo di integrità, non sempre sinonimo di intelligenza e coerenza, ma sicuro di arroganza e, come disse il saggio Confucio: «Il prodigo è arrogante e l’avaro è meschino. È preferibile la meschinità all’arroganza».

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