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Sampdoria-Venezia: spettacolo e tanti errori. D’Aversa deve cambiare rotta

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Sampdoria-Venezia: i blucerchiati sprecano la vittoria nel finale. Ma la crescita della squadra è sotto gli occhi di tutti

La Sampdoria sta crescendo. Il Derby della Lanterna vinto contro il Genoa ha dato una svolta netta alla stagione dei blucerchiati, che hanno ritrovato una propria identità ricompattandosi e lavorando ciascuno per una causa comune. Accompagnare in porto la nave il prima possibile, per evitare così inutili sofferenze sul finire di una stagione che sembrava non avere né capo né coda. Il percorso finora è stato turbolento, specialmente all’inizio, ma Roberto D’Aversa ha finalmente trovato la chiave di un meccanismo complesso solo in apparenza: bastava tornare alle origini e riadattare la sua filosofia a un 4-4-2 modellabile. A colpire è proprio la fluidità del sistema di gioco che cambia di partita in partita, e più volte durante ogni singola gara. Se alla materia aggiungi un pizzico di sentimento, la ricetta è completa. Però…

«Sotto l’aspetto della prestazione, ottima gara. Abbiamo creato tanto. Quando non sfrutti le occasioni può capitare che gli avversari facciano giocate che compromettano la partita. Avremmo meritato di più. Non abbiamo sfruttate le circostanze positive. Le partite si possono vincere anche 1-0. È mancata la cattiveria». Ecco: ascoltando le parole di D’Aversa è chiaro che non ci si possa accontentare della prestazione. Ben venga il miglioramento dello spettacolo, ma a cosa serve giocare più di 70 minuti in modo (quasi) impeccabile e poi sprecare nel finale una potenziale vittoria con due errori grossolani? La superficialità con cui Adrien Silva gestisce il pallone del contropiede del Venezia e la marcatura troppo lontana di Maya Yoshida permette a Thomas Henry di calciare verso i pali di Emil Audero.

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