2016
Mantovani: «Mancini, su di te ho sbagliato»
«Con Roberto ci fu del gelo. Ventura permaloso, ma zero problemi»
Ci sarà un bel po’ di Sampdoria anche stasera, quando Inter e Torino si sfideranno in campo. Lo spirito blucerchiato, per la precisione, aleggerà in panchina: da una parte con Roberto Mancini, che da giocatore ha fatto le fortune della Sampdoria ormai circa un ventennio fa. Dall’altra invece Giampiero Ventura, sampdoriano di fede, genovese di nascita, che la Sampdoria l’ha allenata tra il 1999 ed il 2000, senza troppa fortuna. Su di loro ha diritto di parola Enrico Mantovani, presidente della Sampdoria tra il 1993 ed il 2000: Mantovani junior, figlio di Paolo, ha conosciuto entrambi i tecnici, ma… «Intanto è necessario fare una distinzione. Roberto l’ho avuto da giocatore ma non da allenatore, e i due ruoli sono molto differenti. Anche perché ad essere sincero nel suo caso ho avuto torto: mai avrei pensato che Mancini, visti alcuni atteggiamenti un po’ sopra le righe, avrebbe potuto intraprendere la carriera di tecnico». In molti l’avrebbero pensata così.
«MANCINI TROPPO ESTROVERSO» – Ricordando quel Mancini, che andò via dalla Sampdoria nel 1997, Mantovani ricorda: «In campo era un fuoriclasse, si vedeva che in qualche modo dava già indicazioni alla sua squadra e la sapeva far giocare. Ma fare l’allenatore significa anche fare i conti con le dinamiche dello spogliatoio e a volte confrontarsi con i grandi campioni. Mancini è sempre stato molto estroverso e pensavo che questo potesse rappresentare un limite per poter intraprendere una carriera così difficile. Invece è stato bravo perché ha saputo smussare alcuni angoli del suo carattere. Il suo palmares dice che ovunque è andato ha fatto bene. È vero che ha anche allenato sempre grandi squadre ma ci sono tanti allenatori che pur con una rosa forte non riescono a vincere nulla». Capitolo Ventura invece: il tecnico granata mancò la promozione nel 2000, da quel momento in poi, dopo le critiche dei tifosi, Mantovani mollò la società cedendola poi a Riccardo Garrone. Fu uno dei momenti più difficili della Samp.
«VENTURA PERMALOSO» – «Il discorso su Ventura è diverso e resta un tasto dolente per entrambi, visto che l’anno della mancata promozione, il mio ultimo da presidente, rappresenta un capitolo buio nella storia della Sampdoria – racconta Mantovani a Tuttosport – . Essere profeta in patria è complicato e io non avevo valutato che il peso di lavorare nella sua città e per la squadra per cui tifa avrebbe potuto causargli qualche difficoltà in più. Con Ventura non ho mai avuto incomprensioni. Tanto che dopo l’esperienza negativa alla Sampdoria mi chiamò il presidente dell’Udinese Gino Pozzo per chiedermi referenze e io gli parlai bene di lui nonostante l’esperienza negativa dal punto di vista dei risultati». Pregi e difetti di Ventura? «Il pregio è facile perché è un tecnico molto meticoloso. Un difetto? Ha difficoltà a gestire le critiche ed è permaloso». Mancini invece? «Da giocatore, visto che l’ho avuto solo in questa veste, posso dire che era un artista del pallone. Roberto è nato per giocare a calcio. Un difetto? Si arrabbia sempre troppo. Con Mancini sanno tutti che ci sono state delle frizioni e abbiamo avuto un momento di gelo. Però io credo che nella vita sia giusto guardare avanti e gettarsi tutto alle spalle. I problemi veri sono altri. Adesso ci salutiamo cordialmente. Diciamo che entrambi siamo andati oltre». Parrebbe proprio di sì.