2014

Sampdoria, Rizzo: «Devo molto a Mihajlovic. Kakà il mio idolo»

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Continua il centrocampista: «Under 21? E’ sempre una bella esperienza, e vuol dire che sto facendo bene con la Sampdoria»

Una delle sorprese di questo avvio di stagione in casa Sampdoria è stata rappresentata da Luca Rizzo. Il giovane centrocampista, reduce dalle esperienze a Pisa e Modena, ha stupito tutti con le sue qualità, guaddagnandosi la casacca da titolare. Ora è giunta anche la convocazione in Under 21, ecco le sue parole a Vivo Azzurro: «Under 21? E’ sempre una bella esperienza, e vuol dire che sto facendo bene con la Sampdoria. La convocazione azzurra mi rende orgoglioso di rappresentare il mio paese, e mi dà modo di ritrovare vecchi compagni e conoscere nuovi ragazzi, magari già affrontati da avversari».

DEVO MOLTO A MIHAJLOVIC – «Sono cresciuto nella Sampdoria, per alcune stagioni mi sono fatto le ossa in C e B, ed ora sono ritornato a casa. Sono contento di quello che sto facendo, e devo molto al mister Mihajlovic e alla società che mi hanno dato fiducia e spazio. Come mi descriverei? Sono sostanzialmente un esterno alto di centrocampo a cui piace attaccare e dare una mano al reparto offensivo: mi piace portare palla, cerco di gettarmi negli spazi o di propormi per l’uno-due con i compagni. Fuori dal campo sono tranquillo. I miei amici mi dicono che non sembra nemmeno che giochi in Serie A, per quanto sono rimasto con i piedi per terra. Se è così il merito è della mia famiglia che mi ha educato con questa filosofia. Hobby? Ascolto parecchia musica un po’ di tutti i generi, dipende dai momenti. Mi piace anche uscire con gli amici ed andare al mare».

KAKA’ IL MIO IDOLO – «Mi sono appassionato a 5-6 anni, iscrivendomi alla scuola calcio per seguire le orme del mio fratello più grande che giocava a pallone e, da piccolo, era un po’ la mia luce e il mio idolo. A quali calciatori mi ispiro Il mio idolo di sempre è Kakà, quando lo vedevo giocatore e accellerare in campo mi emozionavo. Tra gli italiani direi Alex Del Piero, per quello che ha fatto, ma anche Gigi Buffon per la capacità di essere rimasto una persona “normale” nonostante tutte le vittorie».

 

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