2014
Sampdoria, Mihajlovic: «Vincere con la Roma! Sono laziale dentro, ma Totti…»
SAMPDORIA MIHAJLOVIC – Fiume Mihajlovic. Intervistato da ‘Il Corriere dello Sport’, il tecnico serbo ha parlato di tantissimi temi, a partire dalla ‘sua’ Sampdoria: «Con la Samp stiamo facendo un ottimo lavoro, ma il merito è solo dei ragazzi, che mi hanno dato piena disponibilità. Non manca tanto alla salvezza ma è un momento chiave: basta poco per rovinare tutto, dobbiamo restare con i piedi ben saldi a terra. Quando sono arrivato, ho visto una squadra giù di morale: è normale, avendo in rosa molti giovani. La mia, però, è una mentalità vincente e quindi ho chiesto ai ragazzi di giocare più aggressivi: se difendi e basta, un gol prima o poi lo prendi».
ESEMPI – «Penso a Gabbiadini: lui non gioca nel suo ruolo naturale, ma per raggiungere l’obiettivo è disposto a sacrificarsi. Parlo con tutti i miei giocatori e dico loro le cose in faccia, ma spesso conta tanto l’esperienza che ho da padre: se parlo con un ragazzo sensibile e mi arrabbio, non ottengo alcun risultato. Sta a me trovare la chiave giusta. Europa League? Chi lo sa. Magari se fossi arrivato a giugno a questo punto del campionato sarei stato esonerato. Non mi piace ragionare in questo modo, io ho rinunciato a due anni e mezzo di contratto con la Serbia per venire alla Samp: era un rischio, ma a me piacciono i rischi».
FUTURO – «Questa squadra ha messo ottime basi, ma per raggiungere l’Europa bisgona fare investimenti, che il calcio italiano in questo momento non può sopportare. Il mio futuro? Ne parlerò solo dopo aver raggiunto la salvezza, a me importa solo del campo».
MERITI – «Se sono diventato allenatore, il merito è solo di Mancini. Ho cercato di imparare qualcosa da ogni allenatore che ho avuto, ma il Mancio per me è stato fondamentale: all’Inter io curavo la fase difensiva, lui quella offensiva. A volte abbiamo litigato, perché quando si subiva gol lui era sempre pronto a dare la colpa a noi difensori. Ma per me è come un fratello. Spero che in Champions possa battere il Chelsea e vincere un trofeo che lui punta da tantissimi anni. Con Mourinho, dopo qualche incomprensione iniziale, c’è un buon rapporto. Stankovic? Io l’avrei voluto nello staff alla Serbia e poi qui alla Samp: quando si sente pronto, basta un colpo di telefono e io ci sono».
SERBIA – «Mi manca la Serbia, la mia Nazione. Ogni 2-3 mesi torno lì per salutare mia mamma e mio fratello: mi manca il profumo della mia terra. Ho visto anche molte cose brutte, come i bombardamenti: la nostra casa fu rasa al suolo. Portai i miei genitori a Roma in salvo, ma mio padre mi disse: «Riportami in Serbia, se devo morire voglio farlo nella mia terra». Per me quella è stata una grandissima lezione. Ljajic? Ottimo ragazzo, ma anche oggi non lo conovocherei in Nazionale: l’inno deve essere cantato».
ROMA&LAZIO – «Io, per quello che ho vinto, sono laziale dentro, e non temo la Roma. La squadra di Garcia è forte, ma lo Scudetto andrà alla Juventus. Totti? E’ il calciatore italiano più forte di tutti i tempi, anche più di Rivera e Baggio. Con o senza di lui i giallorossi sono un’altra squadra. Come si mettono in difficoltà? Giocando a viso aperto: al di là del risultato, conta l’atteggiamento. Se noi ci chiudessimo, rischieremmo comunque. Voglio giocarmela a viso aperto».
SERENITA’ – «Balotelli? Io lo allenerei, ovviamente. Mario è un grandissimo giocatore, ma gli manca serenità. A 17 anni era sempre felice e scherzoso, adesso lo vedo arrabbiato e triste. Se mette la testa a posto, può vincere il Pallone d’Oro».