2015

Sampdoria, Mihajlovic: «Campionato straordinario, futuro incerto»

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Il tecnico serbo: «Due partite per centrare il grande obiettivo, poi vedremo»

Il più è fatto, ma guai a distrarsi. La Sampdoria vede ad un passo il sesto posto – che garantirebbe la qualificazione alla prossima edizione di Europa League – ma Sinisa Mihajlovic, dalle pagine de Il Secolo XIX, smorza lentusiasmo: «Con la Lazio, da calciatore, ho vinto e ho perso uno scudetto in una partita sola. Sono esperienze che ti rimangono. Raggiungere il tuo obiettivo dipende dal carattere, dalla personalità delle squadra. Devi conoscerne gli equilibri, sapere se devi agire sull’orgoglio o infondere tranquillità. Tutti avrebbero firmato ad agosto per trovarci dove siamo oggi. Ecco, semmai quello che non vorrei è che il nostro cammino fosse diventato una cosa dovuta, normale. Chi sa di calcio capisce quanto lavoro, sacrificio e applicazione ci vogliano per arrivare a questo punto. Restano due partite».

INNOVATIVO – Una crescita continua, quella blucerchiata, anche grazie ai consigli di Sarri: «Secondo me è l’unico che in Italia ha portato qualcosa di nuovo. Ritengo che lo scambio di opinioni e il confronto siano fondamentali per crescere. E non importa il curriculum. Sono stato da Guardiola, Mourinho, Wenger e Klopp». Qualcosa gli è rimasto da questo campionato: «Sotto il profilo del gioco puro, direi che tutto nel calcio è più o meno ripetibile. Quello che devi fare è non ripetere gli errori. Io sono un maniaco del dettaglio, sto andando all’inseguimento della partita perfetta. Perché c’è sempre qualcosa da migliorare. Vale anche per i miei giocatori: farli crescere come uomini è mio compito. Da questo punto di vista, la stagione è stata intensa».

TEMA CALDO – Quanto al futuro – i rumors vogliono il serbo ad un passo dal Napoli -, Mihajlovic prende tempo: «Non ho mai parlato di durata di contratti. Poi bisogna essere comunque in due per andare avanti. E a uno dei due può anche non andar più bene. Io ad esempio mi pongo degli obiettivi: se non li raggiungo, posso decidere di andare via, anche se ho ancora un contratto. Questo è il mio carattere. E i soldi sono l’ultimo dei miei pensieri. Al di là di come andranno le cose, abbiamo fatto un grande campionato. Poi avremo tempo per decidere. Penso che nel calcio non ci sia riconoscenza. Abbiamo battuto l’Empoli 1-0, ma non  bastava ad altri: bisognava vincere tre o quattro a zero. In alcuni casi bisogna pensare al passato, a dove si era e a dove si arriva. Se qualcuno pensa che la Samp sia diventata il Real Madrid si sbaglia. Poi dopo sono tutti bravi a pontificare: a dire dovevi fare questo, fare quello. A Firenze vincevo e mi fischiavano. Capisco certe dinamiche, ma non posso dire di condividerle. So che c’è gente che vive lo stadio come valvola di sfogo, va bene anche questo. Chi fa questa professione ce l’ha nel contratto. Io ormai vado oltre, però qualche ragazzo lo patisce di più».

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