Sampdoria, Maxi Lopez: "Tornerò a fine gennaio" - Calcio News 24
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2012

Sampdoria, Maxi Lopez: “Tornerò a fine gennaio”

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SAMPDORIA MAXI LOPEZ – Non ci ha messo molto a calarsi nella nuova realtà blucerchiata Maxi Lopez, che però si è poi dovuto arrendere di fronte al suo infortunio. L’attaccante della Sampdoria sta contando i giorni che lo dividono dal suo ritorno in campo e a Il Secolo XIX ha raccontato come sta vivendo questo periodo lontano dai campi di gioco: «Il professore Mariani mi aveva detto che dopo un mese dall’operazione avrei potuto iniziare a camminare senza stampelle. Qualche giorno fa una dottoressa mi ha parlato di 40 giorni… l’ho guardata e le ho detto “ehi non scherziamo coi tempi, sennò finisce a botte…”».

Signor Lopez, quando rientra in campo?

«Il recupero deve rispettare dei passaggi tecnici. In questo momento è ancora presto per indicare una data precisa. Se volete posso dirvi quello che mi piacerebbe, e cioè rientrare il prima possibile. Magari già con la Juventus all’Epifania. Se invece ci basiamo sui casi come il mio, ci vogliono tre mesi. Se tutto va bene, senza complicazioni. E così per quello che mi ha fatto capire il professore, arriviamo a fine gennaio».

Come si sente a venti giorni dall’operazione?

«Beh, in assoluto potrei stare meglio… Il ginocchio è ancora un po’ gonfio, anche perché non posso appoggiare il piede per terra. E ho perso, altrettanto chiaramente, anche un po’ di tono muscolare».

Da Genova si ricordano di lei?

«Sì. Ormai di questi tempi con il blackberry sei sempre in contatto con chiunque. Ho sentito Pozzi, gli argentini… si sono interessati anche il mister e il ds. Il presidente mi ha mandato un sms. Sento il dottore e i fisioterapisti per confrontarmi sul lavoro che sto facendo qui».

La sua giornata tipo?

«Vivo in un hotel qui vicino a Villa Stuart. Mi sveglio attorno alle 7.30, alle 9 arrivo al centro per la prima seduta di fisioterapia che finisce più o meno alle 13.Torno in albergo, pranzo e alle 16 sono di nuovo in clinica, per la seconda seduta, che spesso si svolge in piscina. La sera ceno e salgo in camera. Gioco con mio figlio, oppure guardo la tv. Ieri sera (lunedì, ndr) ho visto Cagliari-Napoli».

Nemmeno una passeggiata?

«No, arrivo alla sera bollito. Voglio stare attento ai minimi dettagli, a tutto ciò che può servire per anticipare i tempi di rientro anche di un solo giorno. Sto attento anche all’alimentazione, so benissimo che in questo periodo mi muovo meno e quindi brucio meno. La convalescenza è comunque pesante, bisogna essere forti di testa. Un po’ ero anche vaccinato, quando giocavo a Barcellona ero rimasto già fermo tre mesi per un infortunio al piede destro».

Senta, a Genova qualcuno ha messo in giro la voce che lei con l’Atalanta sia sceso in campo già con il menisco lesionato.

«Gira anche l’ecografia? Non è vero. Prima di quel giorno avevo avuto dei problemi nei giorni precedenti alla trasferta di Milano con l’Inter, infatti sono entrato solo nel finale. Mi sono fatto male al primo contrasto con Stendardo, dopo pochi secondi. E ho capito subito che c’era qualcosa… perché un dolore così forte non l’avevo mai sentito. Poi però correndo e scaldando il corpo, l’ho sentito meno e ho finito la partita».

A proposito di partite, quelle della Samp le ha viste tutte?

«Sì. E ho esultato per le ultime due vittorie. Eravamo in grande difficoltà. Forse Palermo è stato una specie di elettroshock, ci siamo resi conto di essere arrivati al punto di non ritorno. O davamo di più per uscirne, o affondavamo. Siamo arrivati in zona retrocessione. Il derby è arrivato al momento giusto. Ha dato una scossa positiva. Poi è arrivato il Bologna, vittoria sofferta, ma vittoria».

Lei ha mai perso sette partite di fila?

«Mai».

Beh, nemmeno stavolta…

«No, le ho perse anch’io. Perché comunque mi sento sempre parte del gruppo. Perché proprio il nostro gruppo è la “clave” di questa stagione. Uno degli aspetti che mi ha colpito di più, sono stati i nostri tifosi. La pazienza che hanno dimostrato in questo periodo nero. In tante altre piazze le reazioni sarebbero state ben diverse. Anche Genova è una piazza calda, ma i nostri sostenitori ci sono sempre stati vicini, nonostante una comprensibile delusione. In Italia non mi era mai capitata un’esperienza così forte di attaccamento alla squadra. La gente ha sofferto insieme a noi. Ha dimostrato di avere compreso che questa è una squadra di giovani. Che ha bisogno di tempo per crescere. Spero ovviamente che non si ripeta mai più un filotto così negativo, altrimenti la stagione sarebbe compromessa».

Sa che se la Samp avesse perso il derby non ci sarebbe più stato Ferrara?

«Sarebbe stata una sconfitta per tutti. Io dico che quando un allenatore viene esonerato, è la sconfitta di tutti. Sono contento che non sia successo, anche perché cambiare allenatore a metà stagione è sempre un problema».

È cambiato però il modulo.

«Nel calcio di oggi ormai nessuno gioca con un modulo solo. Quando sarò pronto, sarò disponibile per qualunque modulo. Tanto ormai li ho fatti tutti».

Ed è arrivato il momento di Icardi.

«Sono contento per Maurito. L’ho sentito diverse volte, gli ho detto di restare sempre sul pezzo. Di non perdere questo treno. Lui ha sempre lavorato bene, fin dal ritiro di Bardonecchia. E prima del derby gli avevo detto che avrebbe segnato. Anche lui è giovane, non dimentichiamocelo. Qualche errore ci può stare. E per tutti quanti vale il discorso che la serie A è molto diversa dalla serie B».

Questo infortunio le ha pregiudicato una fetta di stagione. Quando tornerà avrà quattro mesi per conquistarsi la conferma.

«Sono consapevole di essere alla Samp in prestito. La cosa più importante è non accelerare i tempi, rientrare al momento giusto, quando starò bene. E in quei tre o quattro mesi che resteranno, so di dovere dare il meglio. Non sento pressioni, quelle si provano da giovani. Sono semmai cosciente e consapevole di poterlo fare. Poi, nel calcio, non si può mai prevedere niente».

Una parola per descrivere ciò che sta vivendo?

«… in una parola non si può. Sono fermo da venti giorni e mi sembra di esserlo da un’eternità. Gli infortuni sono i momenti più brutti della carriera di un calciatore, perché ti senti impotente. Ecco, questo per me è un momento buio».

Le manca Corso Italia?

«Beh sì. Mi manca anche la mia famiglia. Ho chiesto che almeno uno dei miei figli restasse con me. Adesso c’è Valentino, la settimana prossima arriverà Costantino. Benedicto lui è troppo piccolo, resta a Genova. E poi viene mia moglie. L’ho vista domenica in televisione, a Cielo. È stata brava, no?».

Al Mugnaini c’è qualcuno che la sta aspettando con il prurito nelle dita…

«I fisioterapisti, vero? Ho un messaggio per tutti e tre (Doimi, Lo Biundo,Capannelli, ndr): sto per tornare, mettetemi a posto velocemente».

A proposito di attaccanti, vi siete infortunati quasi tutti in pochi giorni. Una seduta anti malocchio?

«Con Pozzi effettivamente abbiamo parlato di fare qualcosa…».

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