SAMPDORIA GARRONE – E’ cominciata una nuova era per la Sampdoria, che ora avrà alla guida del club Edoardo Garrone, il quale ha raccolto l’eredità lasciata prematuramente dal padre. Il nuovo presidente blucerchiato, eletto ieri mattina nel corso del CdA, ha spiegato, come riportato da Tuttosport: «Porterò avanti il mandato tenendo presente il valore che questa maglia ha per i tifosi, i principi e la moralità, e prometto di farlo con grande passione e impegno. Nelle situazioni difficili cercherò di decidere con la testa e non con il cuore, ma la passione resta. Spesso si vive di confronti. Io sarò un presidente dei miei tempi, con la mia personalità, ma voglio portare avanti i principi etici della Sampdoria e la moralità sarà la mia stella polare. In pochi se ne ricordano ma per il calcio italiano mio papà ha fatto molto a cominciare dalla battaglia per tornare ai diritti collettivi. Ora però lo scenario economico è molto negativo e l’effetto sarà un nuovo calo degli introiti anche per i club. Questo vuol dire riduzione dei costi, attenzione a investimenti e contratti dei calciatori, capacità di programmare a lungo termine con un piano quadriennale per definire ogni anno un budget e portare a casa i risultati. Ecco il mio concetto di solidità e sostenibilità».

Le altre linee guida da seguire in casa Sampdoria saranno la serietà e la simpatia, senza tralasciare il marketing e l’internazionalizzazione: «Dovrà essere un atteggiamento di tutti i nostri collaboratori e tesserati. Dovranno essere capaci, fidati e fedeli. Non voglio parlare di stile ma di modo di essere. La Sampdoria dovrà essere un modello di comportamento. Investitori? Niente sceicchi, ma abbiamo il dovere di guardarci attorno per scovare partner nuovi, magari in Cina, per essere più forti come società. Abbiamo il dovere di fare una Sampdoria sostenibile e solida; il club deve essere tutelato al di là dell’interesse della proprietà perché questa squadra rappresenta un bene comune».

E, infine, sul nuovo stadio, un sogno di papà Riccardo, Edoardo Garrone ha chiarito: «Lo stadio non può rappresentare né un monumento alla memoria né un intervento di speculazione. È un’idea su cui stiamo lavorando ma daremo il via libera soltanto se ci saranno due condizioni: che l’investimento abbia un ritorno e che la città e il comune siano convinti che quest’opera porterà ricchezza. Noi crediamo che ci siano le condizioni per dimostrarlo. Una cosa è innamorarsi delle idee un’altra è mettere le gambe ai progetti inserendo anche numeri e in questo è bravissimo il nostro amministratore delegato Rinaldo Sagramola. Nell’ arco di qualche mese vedremo se ci saranno le possibilità di presentare qualcosa di concreto anche perché, se un intervento di questo tipo si dovesse realizzare, la quota dei ricavi del club aumenterebbe del 15-20 per cento. Da 42 milioni attuali si potrebbe arrivare ai 50 milioni di euro. Non amo i referendum ma, con il progetto giusto, non avrei timori se il Comune decidesse di ricorrere ad una soluzione di questo tipo».