2018

Salvini: «Che differenza c’è tra gli insulti a Koulibaly e quelli a Materazzi?»

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Lettera aperta del Ministro dell’Interno Matteo Salvini a La Gazzetta dello Sport dopo i fatti di Inter-Napoli: per il vice-Premier corretta la decisione di non sospendere la partita

Il 2018 si chiude nel segno della violenza per il calcio italiano: dopo i fatti di Inter-Napoli a Santo Stefano, anche ieri non sono mancati i momenti di tensione durante la giornata (con l’assalto ad un pullman di tifosi del Torino da parte di alcuni ultras bolognesi). Per fare il punto sulla situazione attuale, il Ministro degli Interni Matteo Salvini ha scritto una lettera aperta – pubblicata stamane – a La Gazzetta dello Sport, in cui ribadisce la propria posizione: nessuna attenuante per i violenti, ma con le dovute precisazioni… «Lo ribadisco: tolleranza zero con i delinquenti, ma sono nettamente contrario alla chiusura degli stadi o di alcuni settori. E non mi convincono neppure i divieti alle trasferte – le parole di Salvini – . La responsabilità è sempre personale: non concepisco l’idea di punire tutti gli appassionati». Previsto un tavolo di concertazione con società, giornalisti, tifosi, calciatori ed allenatori, annuncia il vice-Premier, per il 7 gennaio.

Salvini si dice contrario anche alla posizione UEFA, che appoggerebbe la sospensione immediata delle partite in caso di ululati razzisti. Secondo il leader leghista, Inter-Napoli non andava fermata nonostante i “buuu” contro Kalidou Koulibaly: «Stoppare la partita, con gli scontri accaduti prima della sfida, avrebbe potuto provocare guai peggiori per l’ordine pubblico – aggiunge Salvini – . In più, senza voler giustificare o tollerare volgarità e offese, mi chiedo: intendiamo difendere i giocatori beccati per il colore della pelle, ma non quelli a cui si insultano le madri? Inveire contro la famiglia di un Marco Materazzi si può? E qual è il confine tra l’insulto razzista e l’insulto e basta? Nel 2018, chi disprezza un altro essere umano per il colore della pelle è un cretino. Ma proprio perché il problema razzismo è tremendamente serio, non va banalizzato». Probabilmente però nemmeno sminuito.


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