2014

Salta Allegri ma è caos: chi decide? Galliani esautorato e una modernità che ora non convince

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Il momento del Milan

SERIE A MILAN ALLEGRI – Prima i fatti: il clamoroso 4-3 subito in casa del Sassuolo – unito ad una posizione di classifica decisamente indecorosa per un club del calibro del Milan – è costato la panchina rossonera a Massimiliano Allegri dopo tre stagioni e mezzo al timone del Diavolo. Squadra a Clarence Seedorf, che salvo colpi di scena arriverà a Milano il prossimo giovedì.

L’ASPETTO TECNICO – Prima di entrare nei meandri del caos attraversato dal Milan soffermiamoci sulla questione strettamente sportiva: poco da aggiungere rispetto a quanto già urlato da tutti sulle mancanze della stagione rossonera dal lato del palcoscenico interno. L’organico non è di alto livello essenzialmente per quanto concerne l’equilibrio complessivo – mancano difensori di spessore e due centrocampisti, uno in grado di organizzare la manovra ed un altro che possa cambiare il passo alla mediana rossonera – ma da qui ad un frustrante undicesimo posto ce ne passa: superfluo riportare i numeri di un girone d’andata da 22 punti, più interessante guardare alle responsabilità. E’ colpa di Allegri? Il tecnico toscano ha dalla sua un’ottima gestione delle complessità e l’aderenza pressoché totale agli obiettivi. Quando doveva vincere ha vinto – al netto della discussa contesa del campionato 2011-12 con la Juve dove pesa l’oramai vituperato episodio Muntari – così come quando doveva mettere le pezze lo ha fatto, vedi la clamorosa rimonta della scorsa stagione. Quest’anno non è riuscito nel suo intento, ma è sbagliato inchiodarlo: vediamo il perché.

L’ASPETTO SOCIETARIO – Il Milan vive una stagione di transizione. Un eufemismo per non ricorrere all’unica parola che riesce complessivamente a descrivere l’annata rossonera: caos. La confusione di un calciomercato folle – perché è stato acquistato Matri ad undici milioni di euro? – basterebbe da sé a descrivere il momento milanista ma la fattispecie che più delle altre focalizza l’annata è la vicenda Galliani. Prima via, poi di nuovo dentro con i poteri dimezzati: poltrona da amministratore delegato da dividere con la figlia del presidente. E dunque Barbara Berlusconi ad occuparsi degli affari commerciali ed il buon Adriano di quelli tecnici. Di conseguenza sull’eventuale esonero dell’allenatore decide Galliani, giusto? Ma neanche per scherzo. Lo storico dirigente dalla parte di Allegri, la giovane Barbara che sceglie per il benservito al buon Max con la decisione che diventa operativa. Galliani esautorato. Lo sanno anche i muri.

UNA CHAMPIONS DA GESTIRE – Rivoluzioni societarie e dirigenziali condotte in corso d’opera, operazioni di mercato affidate al caso e non ad una reale progettazione, ora un cambio alla guida tecnica che sorprende: che senso ha privare Allegri della panchina rossonera quando alle porte ci sono dei fondamentali ottavi di Champions League? Turno che peraltro, se superato, può lasciare in eredità un volto nuovo alla stagione rossonera. Quantomeno salvarla. Discorso applicabile con le giuste proporzioni anche al cammino che sta per iniziare in Coppa Italia. E poi il nuovo corso: ha senso affidarsi ora a Seedorf e magari – non glielo auguriamo, davvero non lo merita – rischiare di macchiare i suoi primi passi da tecnico rossonero? Tradotto: non era consigliabile terminare la stagione con Allegri e avviare la nuova era Seedorf in estate? E come se non bastasse la decisione di comunicare pubblicamente quanto già si era ampiamente intuito: Allegri via a fine anno. Ok, era storia nota. Ed è vero che all’estero – vedi il Bayern un anno fa – si vince tutto pur essendo al corrente che al termine della stagione l’allenatore cambierà. Saremo anche un Paese di retrogradi ma alle volte è bene prenderne atto. Ed invece di fare i moderni pensare a fare bene le cose normali. Ad maiora. 

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