2012

Saliou Lassissi, burbero sfortunato

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La storia di Saliou Lassisi è davvero strana. In pochi minuti la vita di un calciatore può cambiare radicalmente. Il passo da una carriera ben avviata alla completa inattività è breve, come dimostrato dalle vicende di questo difensore ivoriano dal pessimo carattere.
Saliou nasce ad Abidjan il 15 agosto 1978 ma cresce calcisticamente nel Rennes, dove acquisisce la nazionalità francese. Ha un fisico imponente (185 cm per 80 kg) accompagnato da una discreta tecnica, il carattere però è dei peggiori. In campo, e fuori, colleziona litigi, risse e lascia dietro di sé una buona scia di nemici ma le convincenti prestazioni collezionate nei campionati giovanili gli permettono di esordire in prima squadra nella stagione 1996/1997. A diciotto anni, Lassisi si ritrova titolare in Ligue 1. Non è amato da tutti (ma questo si sapeva) e spesso sparisce dalla circolazione per poi ricomparire dopo giorni di assenza.

La fortuna però non gli è nemica, nel 1998 il Parma lo porta in Italia convinto di aver fatto un affare. L’esordio in Serie A è immediato, il 20 settembre scende in campo nella sfida trai ducali e il Venezia. Passano pochi giorni e il neoacquisto fa subito le valigie, il prestito alla Sampdoria è dietro l’angolo e il gigante con il passaporto francese si trasferisce in Liguria. Qui, più che per le prestazioni sul campo, si mette in luce per la squalifica di tre turni rimediata a causa di un pugno rifilato a gioco fermo a un avversario. Le litigate non mancano e gli screzi con i compagni sono frequenti; intanto la chiuderà la stagione con diciannove presenze e una rete. L’anno successivo torna in Emilia dove gioca solo quindici partite e nell’annata 2000/2001 viene spedito nuovamente in prestito, questa volta alla Fiorentina. Nel capoluogo toscano trova “L’imperatore” Terim che riesce a contenere la sua scontrosa personalità; non è tra i titolari ma si fa trovare pronto in quattordici occasioni realizzando la rete del pareggio nella rocambolesca sfida con il Perugia. Nonostante non brilli particolarmente per disciplina, Lassissi viene ingaggiato dalla Roma, fresca vincitrice dello scudetto. Il salto di qualità immaginato dal burbero Saliou si rivelerà un passo falso che gli costerà la carriera. In una notte di agosto, durante l’amichevole con il Boca Juniors all’Olimpico, un intervento scomposto dell’attaccante argentino Barihijo gli procura la frattura della tibia e del perone. Da qui inizia un calvario che durerà per anni, la maglia giallorossa la indosserà soltanto per le foto ufficiali e mai su un terreno di gioco. I tempi di recupero si allungano in maniera spropositata e le polemiche tra il giocatore e la società impazzano. In un’intervista rilasciata nell’ottobre 2001 al Corriere della Sera, l’ivoriano riassume cosi il suo momento difficile: “Non sono una testa matta, non ho mai avuto problemi con nessuno, nemmeno a Kapfenberg quando Capello mi rimproverava. Non so se alla Roma hanno pensato: Lassissi è questo, lasciamolo perdere. Ma se e’ andata così hanno sbagliato. Ho bisogno di essere aiutato e farei qualsiasi cosa per guarire. Temo di non guarire più, nessuno fa niente per me, stanno giocando, ogni giorno si cambia. Mi dicano solo quello che devo fare e lo farò”.

Intanto la diatriba prosegue per anni con il risultato peggiore per il difensore venuto dalla Costa d’Avorio: lo stop durerà cinque stagioni. A ventisette anni, nel 2005 tenta il ritorno in campo con il Nancy ma le cose non vanno bene. L’infortunio continua a dargli problemi, nei tre anni successivi cambierà varie squadre inutilmente (RFC Daoukro, Bellinzona ed Entente SSG) prima di annunciare il ritiro. Lo scorso anno appare una notizia clamorosa, a tre anni dall’addio al calcio, Lassissi ci ripensa e firma per i polacchi del Sokol Skromnica, squadra militante nei campionati amatoriali. Così riparte dalla fredda Polonia l’avventura di questo scontroso difensore ivoriano dalla carriera stregata.

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