2016

Sacchi: «Napoli e Juventus, il gioco al centro del progetto»

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Continua: «Due squadre equilibrate che attaccano e difendono collettivamente»

E’ sempre più un testa a testa tra Napoli e Juventus per lo scudetto. A dare un giudizio sulla corsa al titolo è intervenuto, ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi: «Difesa di ferro per lo scudetto assicurato? In Italia è così. In Spagna, invece, si ottengono i successi quando si segna di più: sono due modi diversi di interpretare il calcio. L’importante è l’equilibrio. Ancelotti mi diceva che il Milan nel quale giocava, quello che io allenavo, era grande perché era equilibrato, tutti attaccavano e tutti difendevano. Questo è l’obiettivo che un tecnico deve raggiungere. Perché non prendevamo gol? Forse perché avevamo sempre il pallone noi e perché attaccavamo. L’atteggiamento offensivo era anche un metodo per tenere gli avversari lontano dalla nostra area».

CONTINUA SACCHI«Napoli e Juventus? Sono due squadre equilibrate che attaccano e difendono collettivamente. Non hanno come punto di riferimento l’avversario, ma si muovono preventivamente con marcature a scalare e con la zona-pressing. Il gioco al centro del progetto. Questo concetto è fondamentale. D’altronde a che serve avere grandi interpreti se poi non hai una trama piacevole ed efficace. Io, regista, posso ingaggiare Robert De Niro, ma se gli faccio recitare ‘Giovannona coscialunga’ quale sarà il risultato? L’interprete e il gioco devono andare a braccetto. Quale filosofia sarà premiata? Non lo so, ma una cosa va analizzata: il Napoli, rispetto al passato, subisce meno gol. Riduce al minimo i rischi, i difensori raramente sono esposti agli uno-contro-uno, difende collettivamente. Complimenti a Sarri? Non c’è dubbio. Il Napoli non ha difensori del valore di quelli della Juve. All’inizio della stagione i bianconeri erano in vacanza, poi si è svegliata e ora sta dimostrando una forza incredibile. Sta crescendo enormemente. E questa crescita è merito di giocatori, dell’allenatore e anche della società e dei dirigenti che con calma e fermezza hanno dettato i tempi della rinascita. Se non hai una grande società alle spalle, non vai da nessuna parte. Io, senza un club come il Milan a sostenermi, dove sarei arrivato?».

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