Calcio Estero
Sacchi contro il Cholismo: «Idea vecchia. Che calcio è mai questo?»
L’ex allenatore Arrigo Sacchi ha puntato il dito contro il Cholismo e la prestazione fatta dall’Atletico Madrid contro il Manchester City
Arrigo Sacchi, storico ex allenatore italiano, in una intervista a La Gazzetta dello Sport ha puntato il dito contro il Cholismo.
CALCIO VECCHIO – «Perché per andare avanti, per progredire, per migliorare, bisogna avere l’umiltà di studiare, di applicarsi, di imparare. Molto più semplice disegnare un muro davanti alla propria porta e non preoccuparsi della fase offensiva: per fare bene quella servono idee, serve organizzazione, serve disponibilità».
SIMEONE – «Simeone ha fatto tanti risultati negli ultimi anni. Su di lui, come allenatore, non c’è dubbio che abbia influito l’esperienza come giocatore in Italia. Prima di tutto, non prenderle. E poi vediamo che cosa succede, affidiamoci al talento di qualche singolo e speriamo bene. È vero che l’Atletico ha elementi di qualità, ma anziché comprare i giocatori, e spendere tanti soldi, avrebbe dovuto acquistare il gioco. Comunque bisogna essere onesti: la sfida tra gli spagnoli e il City è ancora aperta. Nel ritorno potrebbe succedere di tutto. E qui sta un limite, per come la vedo io, della squadra di Guardiola».
COSA DOVEVA FARE IL CITY – «Movimenti senza palla, ritmo alto, attacchi degli spazi, smarcamenti al momento giusto. Invece tutto questo non si è visto. Un po’ è stato bravo l’Atletico a chiudere tutti i buchi e un po’ ha sbagliato il City. Guardiola ha alcuni giocatori, e penso a Sterling, a Mahrez, a Bernardo Silva, che prima gli spazi li attaccavano dieci o quindici volte a partita, adesso al massimo tre o quattro. Questo è il problema. Gliel’ho detto a Pep: “Se la tua squadra gioca a ritmi alti, va in profondità, e si smarca con i tempi giusti, è imbattibile. Altrimenti…”. Il fatto è che gli allenatori dovrebbero avere il coraggio di cambiare quando le cose funzionano. Intendo cambiare gli interpreti: dopo un po’, non sono più in sintonia con lo spartito».
ANNI SESSANTA – «È un catenaccio anni Sessanta. Un’idea vecchia. Ma che calcio è mai questo? Non dà gioia neanche quando vinci. Non si raggiunge mai il successo con merito, ma sempre con furbizia. E questo a me non piace. Strano che gli spagnoli, gente abituata alla bellezza nel calcio, accettino questa impostazione. Simeone, che ha valori morali importanti ed è un leader nato, dovrebbe fare di più. Innanzitutto credere di più in se stesso. Solo chi crede in se stesso, senza diventare presuntuoso, può migliorarsi».