2015

Sacchi: «Berlusconi zittì Agnelli per me»

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L’allora tecnico del Milan: «La Juventus era una potenza, noi no»

Successi, tanti, e sconfitte, poche. Arrigo Sacchi, fresco di addio alla nazionale italiana, ha rivelato alcuni retroscena molto curiosi, all’interno de ‘Il Calcio Totale’, libro che ripercorre la sua carriera e che è in uscita oggi in tutte le librerie d’Italia.

LO SCONTRO – Nello specifico, un passaggio curioso sul rapporto tra Agnelli e il primo Berlusconi: «Mi trovavo ad Arcore, in casa di Berlusconi, quando lui ricevette una telefonata da Cesare Romiti, che allora era un importante manager della Fiat e molto vicino alla Juventus. Romiti gli disse: “Mi ha detto l’Avvocato di riferirti di lasciar stare quel giocatore perché interessa a noi!”. Berlusconi era appena entrato nel mondo del calcio, gli Agnelli e la Juventus erano la storia del calcio italiano. Io mi ricordo che stuzzicai un po’ il presidente e lo toccai nel vivo: “Dottore, se dobbiamo diventare la squadra più forte del mondo, non possiamo lasciare le prime scelte agli altri. Ci complicheremo la vita! Non possiamo subire pressioni da altre società per il nostro operato”. Il volto di Berlusconi si rabbuiò. Non l’avevo mai visto così arrabbiato. Prese il telefono e richiamò Romiti: “Non permetterti più di fare una telefonata del genere!”».

IL COLPO – Poi, il colpo Ancelotti. Per cui dovette sudare parecchio… «Berlusconi si trovava a Saint Moritz. Gli telefonai. “Mi compri Ancelotti, è un gran giocatore, un professionista esemplare, un ragazzo straordinario, un esempio per tutti”. “Ma come faccio a comprarle un giocatore che ha la funzionalità ridotta del 20 per cento?” replicò Berlusconi. “Me lo compri, dottore”. “Glielo ripeto: come faccio a comprarle un giocatore con funzionalità ridotte?”. “Ma dove sono queste funzionalità ridotte?” chiesi al presidente. “Nel ginocchio” rispose lui. “Il ginocchio non mi preoccupa, mi sarei preoccupato se le avesse avute in testa”. Lo convinsi».

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