Walter Sabatini: «Vivo con sensi di colpa, ammiro Bertinotti e detesto Netanhayu. In un calcio omologato è facile essere personaggi. Vi spiego cosa significhi scoprire un campione»
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Walter Sabatini: «Vivo con sensi di colpa, ammiro Bertinotti e detesto Netanhayu. In un calcio omologato è facile essere personaggi. Vi spiego cosa significhi scoprire un campione»

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Walter Sabatini, storico dirigente del calcio italiano, si è raccontato al Corriere della Sera. Ecco le sue dichiarazioni in una densa intervista

L’ultimo incarico di Walter Sabatini, storico dirigente del calcio italiano ed ex giocatore, è stato alla Salernitana fino allo scorso giugno. Si è raccontato al Corriere della Sera in una densa intervista, nella quale parla di tutta la sua vita. Le dichiarazioni:


L’INFANZIA «Felice, ma mi porto dietro ancora oggi il senso di colpa per aver rifiutato davanti ai miei amici la merenda che mi offriva mio nonno».

I SENSI DI COLPA «L’immagine che racchiude tutto è quella di Aureliano Buendia in Cent’anni di solitudine, il mio libro preferito: il condannato e gli uomini del plotone d’esecuzione hanno la mia faccia».


IL FIGLIO CHIAMATO SANTIAGO PER L’AMORE PER IL SUDAMERICA – «Sì. Gli dico sempre che per essere un uomo libero deve conoscere le cose. Studia scienze politiche, vuole fare il direttore anche lui».


UNA PERSONA CHE AMMIRA – «Fausto Bertinotti: sono sempre stato attratto dalla sua competenza, dalla sua cultura ed eleganza. Sono molto attratto anche dagli ebrei, ma con grande rammarico oggi sono costretto a dire che non ho più stima di Israele: Netanhayu si sta comportando come i peggiori nazisti».


SI É SENTITO PRIGIONIERO DEL PERSONAGGIO «In qualche misura sì. Del resto in un calcio così omologato si fa presto a essere personaggi. Penso al mio amico Sinisa Mihajlovic: la morte dei più giovani mi addolora sempre di più e mi fa venire un senso di vergogna».


IL PIACERE DI SCOPRIRE UN CAMPIONE – «É un piacere intellettuale, lo sento come una bottiglia che si rompe dentro. Guardo una partita con la speranza di rimanere abbagliato dalla bellezza di una giocata, il calcio è vera arte».


TESTA DI… – «Ero una testa di c…: un grande calciatore che non capiva il calcio o non voleva capirlo»

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