2012

Russia, Capello: ?La mia rivoluzione russa. Real Madrid..?

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RUSSIA CAPELLONell’intervista rilasciata per Tuttosport l’attuale ct della Russia ha parlato del cammino della sua nazionale, che ha collezionato ben 12 punti nelle prime 4 partite di qualificazione mondiale, segnando 8 gol e subendo solo una rete:  «Non mi posso lamentare, questo sì. Diciamo che mi sono subito portato avanti con il lavoro ma la qualificazione mondiale non ce l’abbiamo ancora in tasca. Saranno decisive le prossime due partite, entrambe in trasferta, contro Irlanda del Nord e Portogallo. Quando sono arrivato a Mosca è stato tutto diverso rispetto all’Inghilterra perché la stragrande maggioranza dei giocatori non parla inglese e serve il traduttore. Ho cercato di capire quali fossero le principali problematiche della squadra che è uscita malamente di scena dall’Europeo dopo un promettente avvio con la vittoria per 4-1 sulla Repubblica Ceca e il successivo pareggio con i padroni di casa della Polonia. Ma nella terza partita l’imprevisto ko contro la Grecia, gol di Karagounis, e addio quarti. Ho ritenuto importante intervenire, prima di tutto, nella testa dei giocatori, che peraltro sono decisamente bravi dal punto di vista tecnico. Ho notato che mancava equilibrio in fase difensiva. A livello di gol subiti ora siamo una delle migliori squadre d’Europa mentre in fase offensiva siamo propositivi. Se riuscissi a parlare direttamente con i giocatori sarebbe più facile perché, purtroppo, non sempre il traduttore riesce a trasmettere come vorrei i miei concetti alla squadra. Poi ho chiesto il massimo rispetto di tutti: dal magazziniere al massaggiatore. E rispetto degli orari di allenamento, accettazione delle sostituzioni: se uno s’arrabbia perché lo cambio significa che non rispetta il compagno che esce dalla panchina per prenderne il posto. Cosa dovrebbero dire allora quelli fra i convocati che finiscono relegati in tribuna?», l’analisi di Fabio Capello, che si difende dalle accuse sul “catenaccio”: «Mah, io ormai non ci faccio più caso. È una parola che piace agli stranieri: chissà, forse perché suona bene dal punto di vista fonetico. Ci hanno etichettato così ma vorrei citare una frase di Mourinho, che italiano non è: essere una squadra tatticamente preparata e difensivamente equilibrata non equivale per nulla a essere catenacciari. E poi vorrei sapere perché ci sono così tanti allenatori italiani all’estero. Mai come ora: oltre al sottoscritto cito Trapattoni, Lippi, Zaccheroni, Ancelotti, Mancini, Spalletti, Ranieri, Zenga, Zola, Di Canio. Se davvero adottiamo il catenaccio, perché siamo tanto richiesti? Poi vorrei ricordare un fatto: in occasione della mia prima esperienza al Real Madrid, nel 1996, giocavo con tre attaccanti e mezzo: Raúl, Suker e Mijatovic più Seedorf a supporto. E in difesa, a sinistra, c’era un certo Roberto Carlos che spingeva forte e passava molto più tempo nella metà campo avversaria che nella nostra. Io catenacciaro?».

E a proposito di Real Madrid, Capello ha parlato della situazione di Mourinho, finito nel mirino della critica per la scelta di mettere in panchina Casillas: «Se l’ha fatto, avrà avuto le sue buone ragioni. Io posso solo dire, come ex allenatore dei “merengues”, che il Real Madrid è un club veramente unico al mondo, il più glorioso, il più titolato, il più prestigioso, il più… tutto. Il Real inteso come entità sportiva sta sopra tutto. Sopra i presidenti, sopra gli allenatori, sopra i fuoriclasse. Conta solo il madridismo, come si dice in Spagna. L’unico presidente emblema è stato il leggendario Santiago Bernabéu, cui non a caso è dedicato lo stadio. E l’unico giocatore-mito è l’attuale presidente onorario Alfredo Di Stefano, oggi ottantaseienne. Quando c’ero io lui era ancora operativo come vicepresidente: non parlava molto, ma le poche volte che lo faceva era come un oracolo. Tutti muti, in religioso silenzio. Nessuno osava fiatare. E le sue parole, laddove negative, erano come dardi avvelenati. Se diceva “muy mal” di qualcuno, era la fine dell’avventura “blanca” della persona in questione».

Infine, sull’Inghilterra, dove si parla di una sua collezione di quadri del valore di 10 milioni di sterline: «Magari fosse così. Sono un appassionato di arte moderna e ho una piccola collezione di quadri il cui valore è molto ma molto inferiore a quanto riportato. Kandinsky? Il pittore russo è il mio preferito, ma non posseggo nulla di lui».

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