2013

Rossi e un epilogo annunciato: ma nel caso specifico ha poche colpe

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Dodici giornate ed è già saltata la panchina della Sampdoria

SERIE A SAMPDORIA ROSSI – Il punto di non ritorno nelle ultime tre gare di campionato: tre sconfitte consecutive – su tutte pesa quella interna subita dal Sassuolo – che hanno indotto la società blucerchiata a decidere per l’esonero di Delio Rossi. Non c’è ancora il nome del sostituto: salvo sorprese clamorose sembra essere una corsa a tre tra il favorito Mihajlovic, Reja e l’ex genoano Ballardini.

LE LACUNE DELL’ORGANICO – A dire il vero sussistono in tutti i settori del campo: il reparto difensivo è lacunoso sia per quanto concerne il pacchetto centrale che le corsie laterali. La Sampdoria è sul podio nella classifica delle meno efficaci fasi difensive del torneo – peggio dell’ex squadra di Rossi hanno fatto soltanto Sassuolo e Bologna – con ben ventidue reti al passivo: l’allenatore ha fondato il suo assetto tattico su una linea difensiva a tre (di fatto a cinque con l’abbassamento degli esterni) alternandola in alcuni specifici casi con quella difesa a quattro da sempre praticata nella sua carriera. Quando una squadra subisce troppo le responsabilità vanno ripartite, doveroso premetterlo, ma i rendimenti dei singoli non sono certamente risultati brillanti: male la catena sinistra con Costa ed un Regini che ha finora deluso in relazione alle aspettative iniziali, meglio a destra con un Mustafi in crescita e quel De Silvestri che rappresenta sempre più un fattore nell’economia di questa Sampdoria.

QUALITA’ RIDOTTA – Non meglio hanno fatto i vari Gastaldello o Palombo – in difficoltà al centro della difesa e nel complesso come guide di una squadra piuttosto inesperta – così come non ha funzionato la fase attiva di gioco: guardando le partite della Sampdoria si ha la preoccupante impressione di una costante inoffensività. Il centrocampo non è riuscito ad abbinare l’interdizione del gioco avversario al sostegno dell’attacco: in tal senso ci si attende una netta inversione di tendenza dalle pedine più rappresentative, vedi Krsticic e soprattutto quell’Obiang lontana controfigura del centrocampista totale ammirato nella recente stagione. Tutta colpa di Delio Rossi? Difficile asserirlo. L’impressione personale è sempre stata quella di una squadra costruita decisamente male nella scorsa estate e di per sé condannata ad un campionato oltremodo complesso. Manca esperienza, manca qualità ed è riduttivo affidarsi ai miracoli del caso.

LA PARABOLA DISCENDENTE DI ROSSI – Il quadro di un organico a dir poco lacunoso va completato con l’analisi di un attacco tutt’altro che convincente: Eder suda la maglia fino all’ultimo battito di ogni gara ma la sua carriera non racconta di exploit sotto il profilo strettamente realizzativo. Dovrebbe compensare in tal senso Manolo Gabbiadini ma l’opinione personale è che si tratti di un centravanti sopravvalutato: discrete qualità tecniche, quello sì, ma non in grado di alterare gli equilibri e le alternative non sono certo di primo rilievo. Ad ogni modo l’evoluzione della carriera di Rossi sembra aver già toccato il picco massimo – il lasso di tempo che va dal 2009 (vittoria della Coppa Italia con la Lazio) al 2011 (ottimi risultati alla guida del Palermo) – e subìto una flessione che parte dai noti accadimenti di Firenze: la vicenda Ljajic, la sovraesposizione mediatica e qualche limite caratteriale pagato probabilmente a caro prezzo. Ora una Sampdoria che di certo non lo ha agevolato nella costruzione di un organico di valore: va via in punta di piedi così come era arrivato, ha dichiarato lo stesso Rossi. L’auspicio è che possa ritrovare presto l’occasione giusta per rilanciarsi. 

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