Oggi è il compleanno di Salomon Rondon, decisivo con il suo Venezuela e campione d’Argentina con il River Plate: la sua storia

Oggi Salomon Rondon compie 34 anni. Quattro giorni fa ha fatto impazzire di gioia il suo Paese, il Venezuela, che da un po’ di tempo a questa parte si è innamorato del calcio anche grazie a lui, che della sua nazionale è l’uomo che nella storia ha segnato più di ogni altro, 40 volte in 98 incontri. L’ultima rete è valsa 3 punti nella seconda gara per le qualificazioni al Mondiale del 2026. Non è certo facile riuscire a parteciparvi, ad entrare nelle prime 6 in un gruppo di 10 dove, però, verosimilmente la metà dei posti è già prenotata da Argentina, Brasile e Uruguay. Pertanto, avere sconfitto il Paraguay di misura, dopo avere perso con altrettanto punteggio in Colombia nel turno inaugurale, aumenta le credenziali di una nazionale che nell’edizione precedente si è classifica ultima, staccatissima dalle altre. Il primo successo per iniziare a sperare è arrivato dagli undici metri e solo al minuto 93.

Rondon si è presentato al dischetto con la pressione delle speranze di un popolo: la trasformazione è stata impeccabile, un destro che ha indirizzato il pallone da una parte mentre il portiere si buttava dall’altra. E poi, corsa liberatoria, a raccogliere l’abbraccio di tutta la squadra. Del resto, stiamo parlando di un giocatore che è alla quarta partecipazione alla fase preliminare per raggiungere il sogno del Mondiale. E che qualche gol importante lo ha fatto in precedenza, nel lontano 2014 una sua doppietta proprio in Paraguay determinò una serata che ancora si ricorda. L’amore per la nazionale risulta poi evidente da un episodio di quando giocava in Cina nel Dailan allenato da Rafa Benitez. Il club non gli concesse il permesso per giocare col Venezuela perché avrebbe saltato 6 partite. Lui tentò la fuga, bloccata in aeroporto. Una “sconfitta” personale, che commentò amaramente con un laconico messaggio su twitter: «Ho fatto quello che era umanamente possibile per andare».

Oggi Rondon è fresco campione d’Argentina con il River Plate, impresa alla quale ha fornito un contributo con 4 reti. L’età non gli consente di essere titolare, non lo era a inizio campionato neppure Beltran, che poi la Fiorentina ha fortemente voluto. In ogni caso, sta meglio rispetto alle ultime esperienze non particolarmente esaltanti.

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Dopo l’Estremo Oriente, le partite giocate con il Cska Mosca e l’Everton erano state troppo poche per renderlo felice. Sono stati dieci i club nei quali ha giocato in carriera. In nessuno il venezuelano ha messo le radici, il massimo del tempo trascorso in una squadra sono stati i 3 anni trascorsi nel West Bromwich Albion.

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Noi italiani lo abbiamo talvolta incrociato come avversario. E, soprattutto, in lo si è cercato ed accostato a diversi club, nel periodo in cui tra Malaga, Rubin Kazan e Zenit Pietroburgo il suo score era da attaccante di livello e l’idea di aprirsi con un rappresentante a un Paese calcisticamente emergente poteva risultare attraente.

Il primo a muoversi è stato il Napoli, nel 2011. Piccoli rumors ci sono stati anche sulla Juventus, molto più udibili quelli relativi all’Inter. Tanto da indurre il giocatore a dire la sua nel 2013 al quotidiano El Universal: «Queste voci fanno piacere, ne ho sentito parlare anche io e per adesso nessuno ha smentito. Non so se sia una notizia vera o meno, forse per adesso sono solo speculazioni ma il calcio è imprevedibile». Peraltro anche cinque anni dopo, quando i nerazzurri erano guidati da Spalletti che in Russia lo aveva incrociato, si è scritto a più riprese di un possibile arrivo a Milano. Nel 2015, in coincidenza con la firma di Rondon su una storica vittoria del Venezuela sulla Colombia di Pekerman in Coppa America, La Gazzetta dello Sport aveva ventilato un corteggiamento da parte del Bologna.

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E nello stesso anno, mentre anche Liverpool e Wolfsburg sembravano su di lui, Walter Sabatini aveva fatto un sondaggio per trasferirlo alla Roma. Nessuna ipotesi si è concretizzata e per quanto riguarda il Venezuela ci siamo dovuti accontentare dell’ottimo Rincon, El General. Si vede che noi italiani abbiamo un’attrazione per certe figure da molto tempo prima che scoprissimo editorialmente Vannacci…