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Roma, Totti: «Juventus, ti batto!»

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ROMA TOTTI JUVENTUS – Francesco Totti appare decisamente carico, quando mancano appena due giorni all’attesissima sfida tra la sua Roma e la Juventus. Il giusto antipasto per il match che aprirà il 2014 del calcio italiano, e che il capitano della formazione giallorossa vorrebbe vivere al massimo, come si legge nell’intervista rilasciata per l’edizione odierna del quotidiano Il Messaggero, in cui si legge di un Totti convinto delle possibilità della sua Roma allo Juventus Stadium.

SIAMO PIU’ FORTI – «Noi siamo più forti dei bianconeri – ha esordito Totti – , non ci interessa il pareggio e vogliamo vincere. Abbiamo battuto tutte le migliori, ci manca solo la Juventus. Lo scudetto? È presto per parlarne, ma sarà fino alla fine una corsa a due tra noi e i bianconeri, il Napoli è dietro. Garcia ha ricostruito un gruppo sfaldato nel quale ognuno pensava solo a se stesso. Le più belle sfide contro la Juventus? Quella del mio primo gol a Torino, visto che era, con la Fiorentina, uno dei pochi campi tabù e poi quella dell’anno dello scudetto. Dopo pochi minuti perdevamo due a zero, poi sono uscito io e abbiamo pareggiato…».

COME UN DERBY – Totti poi paragona la sfida contro la Juventus ai tanti derby disputati contro la Lazio«Il derby è sfida unica, poi però viene la partita con la Juve. Il mio secondo derby. Anche da tifoso lo era, visto che tra le due squadre c’è sempre stato odio calcistico. Perchè la Juve vince da due anni? Perché sono cattivi. Hanno un gruppo forte, solido, sono tignosi, con voglia di vincere. E in più giocano da tre anni insieme. Alla Roma manca cattiveria? Un po’ sì, perché singolarmente, cioè presi uno per uno, noi siamo più forti. Loro, però, sono più forti come gruppo. La differenza tra noi e la Juve è che loro si conoscono da più tempo, e poi hanno vinto e le vittorie ti aiutano a crescere. E chiunque arriva alla Juve sa che deve vincere. E sa che lì, in un modo o nell’altro, vince».

GLI AIUTINI – In seguito, Totti parla anche dell’influenza che la Juventus suscita sulla classe arbitrale: «Qualche aiutino ce l’hanno sempre: l’evidenza è quella c’è poco da fare. Involontario, spero. Ma dopo una, due, dieci volte devi stare sempre attento… Una volta (2005, ndr) ho detto che contro la Juve si gioca sempre 11 contro 14 e mi hanno deferito… Se mi aspettavo un Conte così bravo? No, perché pensavo che diventasse un tecnico. La cosa che mi fa effetto è che lui fa l’allenatore e io ancora gioco… Stesso discorso per Montella. Li vedo in panchina e dico: io ancora gioco? Boh, mi fa strano…».

LA RINASCITA – Totti chiude parlando del modo in cui la Roma si è rilanciata, dopo due stagioni da brivido prima dell’arrivo di Garcia: «Quando sono stati ceduti Marquinhos, Lamela e Osvaldo io mi sono preoccupato: erano tre titolari inamovibili. Speravo che i soldi incassati venissero rimessi sul mercato, così è stato pure se sono arrivati giocatori meno affermati. Che, però, stanno dando più di quelli andati via. Garcia l’artefice della rinascita? Ha influito tantissimo, è riuscito a compattare un gruppo sfaldato, all’interno del quale ognuno pensava a se stesso. Quando non c’è un gruppo, fai poco. Comeprima cosa lui ha portato il rispetto reciproco tra i giocatori e poi verso di lui. Ci ha rimesso in piedi e tutti sulla stessa strada con un unico obiettivo, riportare la Roma in Europa».

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