2017

Roma senza personalità in 5 momenti chiave della stagione

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Roma, altra battuta d’arresto quando conta: il pareggio interno con l’Atalanta è l’addio ai sogni scudetto

La media punti della Roma 2016-17 merita la massima considerazione: 72 punti in 32 gare di campionato, ossia 2.25 a partita, proiezione che sull’intero campionato renderebbe un torneo da ben 85 punti. Sta ora ai giallorossi dimostrare di poter toccare questa quota nel finale, ma certamente è qualcosa di non catalogabile in un andamento normale: gli uomini di Spalletti hanno disputato una stagione da protagonisti. Condizionata però – o meglio non capitalizzata a dovere – dalla scarsa personalità riscontrata in alcuni momenti chiave: passi falsi che puntualmente si sono ripetuti ed hanno depauperato una resa potenzialmente del tutto diversa.

Juventus-Roma 1-0

Lasciamo stare quello che era accaduto prima, in un girone d’andata dai due volti, portandoci direttamente allo scontro diretto della diciassettesima giornata: la Juventus si presenta con un margine di quattro punti sulla Roma, dunque assolutamente compensabile. La premessa è fin troppo ovvia: perdere allo Stadium ci sta eccome. Del resto lo hanno fatto tutti. Ma le stagioni, i campionati, i successi passano anche e soprattutto da alcuni momenti particolari: questo era quello giusto per sovvertire lo status quo. Per iniziare a scrivere la pagina di quel che sarebbe stato. La Roma concede un’ora all’avversario, si fa dribblare da Higuain per poi svegliarsi soltanto nel finale: quando, contro questa Juventus, è decisamente già tardi. Meno sette e tutti a casa.

Roma-Napoli 1-2

I punti che separano la Roma dalla Juventus sono rimasti sette, segnale di un sostanziale equilibrio dopo il gap scavato nella prima fetta di campionato: i bianconeri giocheranno ad Udine il giorno dopo e per i giallorossi l’eventuale vittoria sul Napoli di Sarri avrebbe rappresentato un’importante dimostrazione di forza, anche e soprattutto per mettere pressione alla capolista in vista di una trasferta poco agevole. La Roma invece, che all’andata era stata brava a sorprendere i partenopei sul proprio campo, si fa restituire lo scherzetto: il Napoli domina all’Olimpico, mostrando la superiorità qualitativa della sua proposta calcistica, la reazione di nervi che la Roma vive nel finale non basta a riprendere la partita. La doppietta di Mertens, nonostante il seguente pareggio della Juventus ad Udine, allontana ulteriormente i giallorossi dal colpo grosso.

Lione-Roma 4-2

Capitolini ancora vivi sui tre fronti della stagione: l’Europa League peraltro, considerato il tenore delle partecipanti ed il livello raggiunto dalla creatura di Spalletti, pare poter aprire un sentiero alle ambizioni giallorosse. Il sorteggio non è dei più comodi e va detto: il Lione era tra le tre peggiori avversarie possibili. La Roma però ha tutti gli strumenti per opporsi e, nei 180 minuti, prendersi la qualificazione ed aprirsi la strada verso la finale della competizione: a Lione parte bene, ma poi si sfalda nella ripresa e crolla sotto i colpi di Lacazette e compagni. Il 4-2 subito nei minuti di recupero compromette in buona parte la contesa del ritorno, quando all’Olimpico la Roma ci prova ma senza quella cattiveria agonistica che occorre per scrivere un’impresa.

Lazio-Roma 2-0

Coppa Italia, ci risiamo. E’ derby di Roma, il momento più atteso dalle tifoserie cittadine: partono gli sfottò, chi ricorda la finale alzata davanti all’avversario con l’indimenticabile gol di Lulic, chi promette di vendicare l’episodio. La prima gara è in casa della Lazio: la banda Spalletti ha pacificamente un tenore differente dall’avversario. Più attrezzata nei comparti di campo, con un organico di valore e struttura più ampi: la presunta superiorità tecnica e qualitativa va poi però dimostrata sul campo, dove invece la Roma si fa fregare dall’emotività e regala un clamoroso 2-0 ai rivali di sempre. Lazio più fredda e cinica, Roma che si esibisce nella fiera degli errori difensivi: Fazio crolla, Manolas cede. Al ritorno è un risultato difficile da capovolgere, per ovvie ragioni: ma la Roma neanche ci prova. Perché se il gol invece di farlo lo prendi, beh, la finale ti sei anche meritato di guardarla.

Roma-Atalanta 1-1

Ed infine l’episodio ricordato in avvio, quello più fresco e forse doloroso: la Roma ha morso un punticino al gap che la separava dalla Juventus, sono sei le lunghezze che separano i campioni d’Italia dalla diretta inseguitrice. I bianconeri volano anche in Champions League: fattore che, se da un lato mette ulteriormente in mostra la forza di un avversario esageratamente solido, dall’altro induce il popolo giallorosso a credere nel grande sogno. La Juventus dovrà inevitabilmente riversare parte delle sue energie sulla scalata europea, lo scontro diretto della terzultima giornata all’Olimpico apre le porte ad ipotesi clamorose. Ti costringe a crederci. A sette giornate dal termine i crocevia si chiamano Atalanta e Pescara: la Juventus, come ampiamente preventivabile, passeggia in Abruzzo. La Roma deve superare lo scoglio Atalanta, in un finale di campionato difficile ma che motiva a dimostrarsi all’altezza della situazione. No, non andrà così: alla prima difficoltà della corsa finale gli uomini di Spalletti non superano l’ostacolo, cedendo l’intero primo tempo ad una super Atalanta, abile a mettere letteralmente sotto i capitolini sul piano del ritmo e del controllo del gioco. Il secondo tempo della Roma è di tutt’altro spessore, ma ancora una volta non basta. Manca ancora qualcosa. Manca. La Juventus se ne va spedita a più 8 e chiude i giochi scudetto: Spalletti, come da lui annunciato, andrà via. Perché non si è vinto nulla. E si ripartirà: da un altro progetto, da un altro tecnico, da altri volti. Sperando che per una volta non manchi nulla.

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