2016
Roma molto più forte del Porto: Spalletti, che disastro
Roma eliminata dalla Champions League prima che la stessa inizi: fatale, come sovente accade alle italiane, il playoff di accesso. Eppure il risultato dell’andata lasciava ben sperare
Un disastro ieri sera all’Olimpico: l’1-1 rimediato all’andata sul campo del Porto, seppur risultato che non aveva capitalizzato quanto mostrato dalla Roma sul campo, destava una certa tranquillità. Contesa da gestire insomma, peraltro tra le mura amiche del proprio stadio: nulla di tutto ciò si è poi manifestato, con la crisi di nervi palesata dai giallorossi, costata cara alla stagione sportiva ed economica della Roma. Retrocessione in Europa League, al netto dei 10 milioni incassati dal market pool una quarantina bruciati dal mancato accesso alla massima competizione internazionale per club.
AHI VERMAELEN – Acquistato proprio per la sua esperienza internazionale, il centrale belga ha pesantemente steccato il suo battesimo italiano: con la Roma in pieno controllo delle operazioni in terra portoghese, Thomas Vermaelen ha rimediato un’evitabile espulsione che ha poi compromesso l’intero cammino europeo. Perché sei giorni fa il Porto ha trovato la forza per pareggiare i conti e dunque giocarsela a Roma con un risultato non proibitivo, e perché nella serata da incubo di ieri – complici i noti infortuni di Rudiger e Mario Rui – Luciano Spalletti si è ritrovato con la fatidica coperta corta: da qui la decisione di arretrare De Rossi sulla linea dei centrali e confermare Juan Jesus a sinistra.
L’ALTERNATIVA – Scelta giusta? Oggettivamente agevole parlare a conti fatti: le alternative c’erano, con il brasiliano che avrebbe potuto giocare nel mezzo al fianco di Manolas – peraltro suo ruolo originario – e schierare Emerson dal primo minuto. Se quest’ultimo è invece ancora ritenuto inaffidabile a determinati livelli, la scelta sarebbe potuta ricadere su Fazio, acquistato proprio per garantire un maggior numero di alternative a Spalletti, e confermare Juan Jesus a presidio della corsia mancina. Chi vi scrive è un convinto sostenitore della seguente tesi: i difensori li facciano i difensori. Più facile mischiare le carte tra centrocampo ed attacco, ma la difesa è un concetto delicato che prevede una certa propensione, una caratterizzazione mentale che si fonda come requisito essenziale nello svolgimento del ruolo. Se non hai quell’attitudine e quel senso della posizione, facile perdere le coordinate ed imbarcare acqua da ogni dove.
MA PIU’ DELLA SCELTA DEGLI UOMINI… – Ha pesato il fattore mentale: la Roma ha dato l’impressione di sentire troppo l’appuntamento. Di non riuscire a gestirlo, nonostante l’evidente superiorità tecnica emersa nella prima frazione di gara del do Dragao. Roma decisamente più forte ed attrezzata del Porto, eppure eliminata: non regge la mera questione tattica, alla base di questa disfatta c’è decisamente qualcosa in più. La gara attesa da otto mesi, ha raccontato Luciano Spalletti nella conferenza della vigilia: eppure la preparazione non è risultata all’altezza della situazione. E la stagione è in parte già compromessa: il tecnico giallorosso, sin dal suo primo istante della nuova esperienza al timone giallorosso, aveva alzato l’asticella: testimonianza nitida è il rabbioso rammarico più volte mostrato per l’eliminazione subita nella scorsa stagione dal Real Madrid. A questa ambizione non ha fatto seguito l’evidenza: il ridimensionamento – il primo dello Spalletti 2.0 – è in primis per l’allenatore. Che ora dovrà attingere il massimo dal suo bagaglio di valore ed esperienza per rilanciare la Roma oltre gli ostacoli.