2017
Roma-Lazio, chi è più forte? Due motivi per ognuna
Archiviata – per quel che si può – la terribile parentesi inerente agli impegni delle nazionali, il campionato proverà a risollevare il morale degli italiani: si parte dal piatto forte, subito il derby capitolino Roma-Lazio
La ritrovata competitività e concorrenza del campionato italiano è l’elemento più indicato a velocizzare il necessario volta-pagina che l’intero movimento deve effettuare: la sosta per gli spareggi mondiali ci ha lasciato un’eredità incancellabile, un buco nero che resterà indelebile nella storia dello sport nostrano. La bellezza della Serie A è il baluardo a cui si aggrappano i tifosi a prescindere dalla fede di appartenenza. Campionato che riparte come meglio non potrebbe: subito il derby della capitale Roma–Lazio, in programma da anticipo pomeridiano del tredicesimo turno, in serata la sfida del San Paolo tra la capolista Napoli ed il deludente Milan della nuova era cinese. Tutti indistintamente delusi ma tutti altresì vogliosi di ricominciare con il piglio giusto.
Roma-Lazio, fuori il più forte
Si tratta di una risposta che innanzitutto richiede la classifica: Napoli 32, Juventus 31, Inter 30, Lazio 28 e Roma 27. Con le due realtà capitoline che – rispetto alle altre – devono recuperare una gara: rispettivamente contro Udinese all’Olimpico e Sampdoria al Marassi. Entrambe rinviate per maltempo. La proiezione dunque vi lascia facilmente intendere dove siano – potenzialmente, ma neanche tanto – Roma e Lazio. E quanto conti questo Roma-Lazio. Quanto sia diverso dal recente passato, quanto valga per gli equilibri dell’altissima classifica. Siamo ancora ad un punto della stagione per cui è scorretto parlare in termini di chiamarsi fuori: un pareggio però sarebbe da intendere come una sorta di mancata presenza all’appuntamento che conta. Risultato che consentirebbe alle concorrenti – Napoli su tutte – di avanzare e ritagliarsi un primo vantaggio degno di nota, legittimo pensare che le due squadre non si accontenteranno e sfrutteranno il loro momento di salute per prevalere l’una sull’altra. E lanciare un forte segnale al campionato, alla stregua di un noi ci siamo, loro no.
Roma-Lazio, perché i giallorossi
Le ragioni sono di due ordini essenziali: il primo concerne l’organico a disposizione dei due allenatori. Quello di Eusebio Di Francesco è più ricco, di qualità come di alternative ed esperienza. La Roma inizia la sua stagione con ambizioni differenti da quelle della Lazio e questo è un assunto pacifico. Che racconta oltre ogni dubbio quali siano i parametri e le aspettative. Vero è che questo genere di logiche sfuggono a quelle di un derby, lì dove subentra una serie di fattori irrazionali a modificare il tutto, ma è altrettanto chiaro come questi valori vadano tenuti in considerazione. L’altra motivazione riguarda la difesa, o meglio la fase difensiva nel suo complesso: quella della Roma è a sorpresa la migliore della Serie A con soli sette gol al passivo, alla media di 0.63 reti subite a partita. Dato ottenuto nonostante le assenze per infortunio che si sono ripetute nel pacchetto difensivo della Roma, un equilibrio raggiunto ben prima di quanto fosse lecito attendersi, anche in concomitanza della cessione (non compensata) di un pilastro della difesa della scorsa stagione quale Antonio Rudiger. Merito anche al lavoro di copertura di un centrocampo che come pochi altri sa abbinare le due fasi di gioco: ecco, l’eventuale assenza di Radja Nainggolan peserebbe come un macigno sulle chance vittoria della sua Roma. Perno in entrambe le metà campo, leader per vocazione.
Roma-Lazio, perché i biancocelesti
Due altri tipi di ragioni spingono invece il vento nella direzione della Lazio: il primo è l’entusiasmo. Quello che ha saputo garantire mister Simone Inzaghi con il suo lavoro: giunto al timone della panchina capitolina come morigerato piano B al dietrofront di Bielsa, si è preso la Lazio in poco tempo e con la serenità dei grandi. Consapevole del suo valore e di quello che poteva trasmettere alla squadra: Inzaghi ora è amato dal suo popolo, che senza indugio lo elegge artefice essenziale di questo clamoroso avvio di stagione della Lazio. Lì a battagliare con le forze più accreditate del torneo e protagonista indiscussa nella fase a gironi di Europa League. La seconda ragione, di carattere diametralmente opposto a quella espressa in favore della Roma, è il dato dell’attacco: la produzione offensiva della Lazio di Inzaghi vanta 31 gol all’attivo (alla media strepitosa di 2.8 reti a partita), inferiore soltanto a quella di Juventus (35) e Napoli (32). Va ribadito, con una gara in meno, all’Olimpico contro l’Udinese, dove è presumibile che la Lazio non fatichi ad andare in rete. Quest’ultimo aspetto insomma è da intendere come un prodigio: venduto Keita, finora indisponibile Felipe Anderson, ossia due dei tre perni offensivi della Lazio nella scorsa stagione, Simone Inzaghi ha inventato qualcosa di estremamente redditizio con quel che si ritrovava a disposizione. Estremo valorizzatore, non uno che ama piangersi addosso. Fatto sta che ora la sua Lazio fa parlare di sé: ha giocato due scontri diretti, perdendo sì con il Napoli ma vincendo allo Stadium sull’inespugnabile campo della Juventus. La Roma i suoi due scontri diretti li ha persi entrambi, contro Napoli ed Inter. Un test di indescrivibile rilevanza per entrambe: poco più di quarantotto ore e sarà Roma-Lazio, i primi palloni in gioco dopo il dramma sportivo della nazionale italiana.