2015

Roma, i tre motivi del meno 9 da un anno fa

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Il post Juve-Roma, l’alternativa logica e l’affaire Benatia: il passo indietro della Roma di Garcia

Dopo ventiquattro turni di campionato la Roma formato 2014-15 ha totalizzato 48 punti, un anno fa allo stesso momento del torneo – compreso ovviamente il recupero della sfida con il Parma allora rinviata per pioggia – i giallorossi si trovavano a quota 57: un pesantissimo meno 9 che ha quasi già frustrato l’ambizione scudetto peraltro mai nascosta (anzi) da Garcia. Quota 57 che oggi, per intenderci, significherebbe primato: il distacco dettagliato di seguito in tre punti chiave.

IL POST JUVENTUS-ROMA – Lì dove Rudi Garcia ha sbagliato tutto. Probabilmente innervosito dagli eventi della sfida d’andata dello Juventus Stadium, una settimana dopo l’allenatore francese proferì tali parole: “Vinceremo sicuramente lo scudetto, ne sono convinto, siamo più forti della Juventus”. No. Non puoi dirlo. Non puoi dirlo perché sai che di fronte hai una squadra più completa, qualitativa ed abituata a vivere a determinati livelli, non puoi dirlo perché carichi di responsabilità un gruppo forte ma non fortissimo e che alla prima difficoltà penserà di non essere all’altezza di quanto dichiarato dalla sua guida, non puoi dirlo perché sei a Roma e dovresti essere al corrente della singolarità di una piazza che ti pressa come poche altre, che ti porta sulle stelle alla velocità con cui ti scarica nelle stalle. I venti avversi di chi lo aveva esaltato nella scorsa stagione si sono già spiegati ed onestamente sembrava che il tecnico francese nella sua prima ed illuminata annata italiana avesse compreso in pieno pregi e difetti dell’ambiente.

L’ALTERNATIVA LOGICA – Fattore che chi vi scrive aveva posto con forza tra i punti interrogativi in sede estiva: la Roma di Garcia nella scorsa stagione era una creatura di fatto nuova a cui va dato merito di aver sorpreso gli avversari puntando tutto sulla velocità d’esecuzione, sul ritmo, sulla supremazia nei tempi di gioco. Corsa ed istinto come cardini di una proposta offensiva che non a caso ha esaltato Gervinho e Florenzi nell’aggressione degli spazi: dopo un anno però la competenza degli allenatori italiani permette anche alle medio-piccole di non lasciarsi trovare impreparate come era avvenuto un anno prima e – complice una brillantezza che non può essere la medesima se consideriamo anche la partecipazione alle coppe europee – ecco che al pane ed istinto si imponeva un’alternativa logica. Quella che Totti per questioni di carta d’identità e Pjanic per la sua oramai proverbiale discontinuità (sia nell’arco di un campionato che nella singola partita, il bosniaco scompare dal campo per lunghe fette di gara) non possono garantire se non a sprazzi. Garcia non è riuscito a costruirla. Lo stesso Ljajic è più utile per soluzioni estemporanee che quando c’è da ragionare, con gli spazi chiusi e la palla al piede che invece finisce per girare lentamente ed infruttuosamente.

L’AFFAIRE BENATIA – Nell’anno del grande ritorno in Champions League, la prima del nuovo corso statunitense, nell’anno in cui ambisci per tua ammissione a strappare il titolo alla Juventus campione d’Italia da tre anni non vendi il tuo calciatore più forte. O sicuramente il tuo difensore più valido. Voleva più soldi? Era probabilmente il caso di accontentarlo. L’assenza di Mehdi Benatia si è lasciata avvertire in tutta la sua forza proprio sul palcoscenico internazionale – lì dove la Roma ha incassato ben 14 reti in sei gare – ma anche in terreno nazionale dove il passivo rispetto alla scorsa stagione fa segnare un incremento di cinque gol. Più dei numeri è la sensazione di sicurezza che il marocchino riusciva ad infondere all’intera squadra e la grande abilità in fase di impostazione che oggi manca palesemente. Sia chiaro: Manolas è un gran difensore assolutamente all’altezza della Roma, ma per far aumentare il livello complessivo della rosa avrebbe dovuto giocare con Benatia e non al suo posto. Lì dove non sarebbero peraltro serviti gli oltre 15 milioni investiti per i cartellini di Yanga Mbiwa ed Astori. Ma non tutto è perduto: le due chance per rispondere presente arrivano puntuali. La trasferta di Rotterdam e poi la tanto attesa rivincita sulla Juve: due segnali positivi rilancerebbero con forza le smarrite convinzioni della squadra. Altrimenti…

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