2015
Roma, hai scelto in estate di essere così
Calciomercato volto allattacco: da dove si partiva e dove si è. Le medie della Roma: stravolti difesa ed attacco
Il roboante 4-4 della BayArena tra Bayer Leverkusen e Roma è molto meno clamoroso di quanto appaia: sicuramente singolare per l’evoluzione della gara, con i giallorossi prima sotto di due gol e poi sopra di altrettanti salvo farsi recuperare il doppio vantaggio in extremis, ma figlio di una sessione estiva di calciomercato che nel tentativo di correggere i difetti della passata stagione ne ha probabilmente creati di nuovi.
DA DOVE SI PARTIVA – 70 punti e secondo posto distanziata di ben 17 punti dalla capolista e campione d’Italia Juventus, 54 reti siglate e 31 incassate: il primo dato (1.42 gol fatti a partita) è valso alla Roma l’ottavo attacco della Serie A alle spalle persino delle deludenti milanesi, l’altro (0.81 reti subite a gara) la seconda difesa del torneo dopo quella della Juventus. In soldoni si era di fronte ad una squadra equilibrata ed in grado di difendersi senza particolari patemi d’animo ma incapace di segnare. Fattore sì dovuto ad una trama di gioco non propriamente dinamica – si tendeva ad esaltare ed innescare la rapidità sulle corsie, come accaduto nella prima stagione di Garcia, con la differenza data dalla consapevolezza con cui gli avversari ora affrontavano la Roma, più bassi ed accorti a non concedere praterie di campo – ma anche ad alcuni valori individuali non emersi come nelle aspettative (vedi il grande colpo Iturbe e la mancata riconferma di Gervinho su determinati livelli).
LA SCELTA – Dunque l’imperativo è stato quello di rinforzare la fase offensiva: dentro Dzeko e il suo ingaggio da top player internazionale, 25 milioni di euro per Salah, i 9 complessivi per Iago Falque e dunque la rifondazione di un settore che mal aveva funzionato nella seconda annata di Garcia alla guida della Roma. Fu lecito ipotizzare le cessioni di Iturbe e Gervinho (rispettivamente in direzione Genoa ed Al Jazeera) ma le due operazioni saltarono quando oramai sembravano definite e la squadra si è ritrovata con un parco attaccanti dall’impressionante prolificità ed abbondanza di soluzioni. Tutto questo però ha costretto la Roma a cedere alla avances del Milan per il talento di casa Romagnoli e nel complesso a limitare l’operatività in entrata nel pacchetto arretrato: il resto poi lo hanno fatto la cessione di Yanga Mbiwa ed il mancato riscatto di Astori, fattori che hanno ristretto la coperta. Perché ad oggi, su quelli a disposizione, è stato impossibile fare pieno affidamento: Castan per i noti problemi, Rudiger perché ancora penalizzato da continui infortuni che ne minano la ricerca della condizione ottimale e neutralizzano gli effetti di quello che è un ottimo difensore.
DOVE SIAMO – Ecco come la Roma si sia ritrovata, ad esempio alla seconda giornata ma circostanza poi ripetutasi in futuro, a scendere in campo con due centrocampisti adattati sulla linea difensiva: Florenzi in corsia e De Rossi in tandem con Manolas. Soluzioni emergenziali che obiettivamente lasciano il tempo che trovano. I numeri corroborano la tesi: la situazione rispetto ad un anno fa è di fatto invertita, la Roma vanta il miglior attacco della Serie A con 20 reti all’attivo (2.5 a partita contro l’1.42 della scorsa stagione) e la decima difesa con 10 gol incassati (1.25 a gara contro lo 0.81 del recente campionato). Numeri che non possono mentire e pienamente confermati da questo complesso avvio di Champions League: un buon pareggio interno al cospetto dei fuoriserie del Barcellona, poi i crolli in termini di tenuta in quel di Borisov e Leverkusen. Dove niente è perduto, cosi come in campionato ci mancherebbe, ma occorre un cambio di rotta: spetta a Garcia fare di necessità virtù e plasmare nuovamente l’identità della sua Roma.