2017
Roma, tre acquisti a parametro zero: Alessandro Florenzi
Alessandro Florenzi torna protagonista: segna la rete del definitivo 0-2 nello scenario di San Siro, sul campo del Milan, e si riprende la sua Roma
La sequela di gravi infortuni occorsa alla sua carriera non lo ha frenato: due volte crack, il legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro sembrava non voler dare pace ad Alessandro Florenzi. Che però, grazie ad una volontà fuori dal comune, alla naturale predisposizione al lavoro ed al sacrificio, ad un fisico reattivo che in tal senso lo ha aiutato non poco, all’opera di chi lo ha preso in cura, è riuscito a mettersi alle spalle il lungo periodo di inattività e di conseguenza a voltare pagina: il gol dello 0-2 con cui la sua Roma ha ratificato la cruciale vittoria raccolta sul Milan in quel di San Siro firma il suo pieno recupero, il ritorno a determinati livelli. E certifica quello che oggi, per la Roma di Eusebio Di Francesco, va a tutti gli effetti considerato un triplice acquisto: vediamo il perché.
Florenzi da esterno difensivo
Sgombriamo il campo dai dubbi: almeno per chi ora vi scrive è il suo impiego meno produttivo. Meno naturale. Alessandro Florenzi non ragiona difensivamente, non ha quel genere di mentalità ma piuttosto è propenso ad offendere, per caratteristiche tecniche ed attitudine naturale. Non da meno per questioni prettamente fisiche: la sua statura lo mette in condizione svantaggio se opposto ad esterni offensivi che alla rapidità abbinano una certa presenza fisica. Al netto delle doverose premesse, gli esperimenti passati in tal senso ne hanno comunque consolidato una certa predisposizione: in altre parole, all’occorrenza può farlo. Può giocare da esterno basso di questa Roma qualora le risorse di ruolo siano assenti (come oggi Karsdorp, tuttora alle prese con il recupero dall’infortunio con cui di fatto si è presentato a Trigoria, ma elemento tutto da scoprire nelle future rotazioni tecniche) o non offrano le necessarie garanzie (come Bruno Peres nella passata stagione, anche se va annotato il miglioramento generale sotto la gestione Di Francesco).
Florenzi da mezzala
Il ruolo, sempre a parer di chi vi scrive, in cui potrebbe dare il meglio. Per intenderci, quello cucitogli addosso da Zdenek Zeman nella sua breve parentesi giallorossa. La sensazione è che da quella fetta di campo possa esprimersi al massimo delle sue possibilità: letale nella scelta dei tempi di inserimento, ha i fondamentali necessari per sostenere la qualità del palleggio, i polmoni e la predisposizione complessiva al sacrificio per sorreggere la fase difensiva. Una mezzala perfetta in un centrocampo a tre: difensiva quando serve, dinamica, tecnica, offensiva nell’aggressione degli spazi. Avrebbe dunque tutte le carte in regola per essere un titolare del centrocampo a tre orchestrato da Eusebio Di Francesco, ma volendo anche in questo caso la lettura può essere intesa in chiave emergenziale: quando mancano i titolari o quando questi hanno bisogno di rifiatare, titolari che risponderebbero comunque ai nomi di Radja Nainggolan e Kevin Strootman, ecco in dote una risorsa alternativa che mantiene inalterato il livello della Roma oltre ogni ragionevole dubbio.
Florenzi da attaccante esterno
E dulcis in fundo il terzo impiego del jolly giallorosso (ad avercene di questo livello): esterno offensivo del tridente giallorosso. A destra, sulla sua fascia d’appartenenza, o perché no a sinistra, come più volte lo ha schierato Rudi Garcia. Un tuttofare del campo, per chi avesse dubbi la risposta è giunta proprio dalla trasferta di San Siro: gara di grande sacrificio per assicurare l’equilibrio generale, condita dal gol di rapina valso alla Roma una fondamentale vittoria esterna sul campo di una diretta concorrente. Il suo allenatore Eusebio Di Francesco lo ha presto inquadrato esterno alla Callejon: nel senso, tattico come lo spagnolo nella macchina perfetta di Maurizio Sarri, pungente quanto serve. Come per i due ragionamenti precedentemente effettuati, anche in questo caso può fungere da alternativa a chi è stato acquistato per far saltare il banco: Patrik Schick in primis, atteso impazientemente dalla piazza giallorossa, Gregoire Defrel (innesto costato oltre venti milioni di euro) in seconda battuta. Senza dimenticare – ovviamente – chi c’è già: la certezza Perotti e l’arma El Shaarawy. Visto così potrebbe essere inteso alla stregua di un tappabuchi: eppure parliamoci chiaramente, chi non vorrebbe avere un Signor Wolf (quello che risolveva problemi, lo ricordate sì?) di tale fattura? Ce l’ha la Roma ed ora se lo gode a pieno: attingere il massimo dalle risorse del proprio organico è la strada imposta da un calcio anno dopo anno più competitivo.