2013
Roma, De Rossi: «Avrei vinto di più altrove, ma…»
ROMA DE ROSSI TOTTI – Daniele De Rossi si sente fortemente legato alla sua Roma, dopo aver dovuto assistere a uno spargimento clamoroso di voci di mercato sul suo conto. Il centrocampista giallorosso, intervistato dai colleghi di Sky Sport, ha fatto capire che lasciare la Capitale avrebbe giovato a riempire il suo palmares, ma nulla lo rende felice come il fatto di rappresentare la Roma, in quanto squadra del suo cuore e della sua città.
MAI PIU’ CAPITAN FUTURO – «Fossi andato a giocare altrove, magari al Barcellona, probabilmente avrei vinto di più – ha esordito De Rossi – . È una storia che vale per me come per Totti. Ma poi pensi alla gente di Roma e all’amore dei tifosi e allora il pensiero passa. Capitan Futuro? Un soprannome che non mi ha mai fatto impazzire: mettiamolo da parte, anche perché per me è un orgoglio essere il vicecapitano della Roma. Davanti ho Francesco, sapere che subentrerò a lui quando smetterò non è piacevole, né per me né per i tifosi. Nessuno farà festa dicendo “evviva, De Rossi è diventato capitano”: saranno tutti dispiaciuti, perché il giocatore più forte della storia della Roma smetterà. E non c’è bisogno di avere la fascia al braccio per essere felice, mi basta che i compagni mi vedano come un amico e i tifosi come un simbolo.»
NO AL RAZZISMO – De Rossi, nel proseguimento dell’intervista, ha toccato altri temi, tra cui spicca anche quello legato alle accuse ricevute in passato nell’ambiente della Roma: «A Trigoria sanno tutti che mi sono sempre comportato con onestà. Sono accuse che mi sono fatto scivolare addosso, pensando a lavorare. Anche se mi hanno dato fastidio. Le chance dell’Italia ai Mondiali? Tra noi e le prime al mondo non c’è un gap incolmabile, se tutto va bene possiamo puntare al massimo. Il razzismo negli stadi? Una cosa odiosa, ma quanti di quelli che fanno i cori negli stadi sono davvero razzisti o solo ignoranti? Lo fanno per offendere un giocatore, per farsi una risata su qualcosa che non fa ridere. E l’ignoranza non finirà mai, come il razzismo.»