2016

Roma, cresci e dimentica il Porto

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E’ la Roma di Spalletti la nuova anti – Juventus della nostra Serie A? Secondo i numeri…

Miglior attacco della Serie A: soltanto il Torino tiene il passo. La Roma ha messo a segno 29 reti nelle 12 gare di campionato ad ora disputate (alla media di 2.4 a partita), i granata 27. Staccata la Juventus capolista con 25 gol all’attivo, disperso il Napoli da sempre depositario della specialità: se i giallorossi dovessero confermarsi su questo andamento, centrerebbero un torneo da 92 reti.

ATTACCO ATOMICO – Addirittura 9 in più della passata stagione: quando i giallorossi, nonostante l’avvicendamento tecnico tra Garcia e Spalletti, risultarono essere l’attacco più prolifico della Serie A. Insomma, se da queste parti esiste un problema, quello non è sicuramente il gol: la Roma segna senza soluzione di sosta ed ora – dopo aver ritrovato la vena realizzativa di Edin Dzeko – lo fa con un ventaglio di opzioni che poche altre possono vantare. Già devastante sulle corsie laterali, con l’inarrestabile Salah e l’apporto di El Shaarawy e Perotti, ecco ora lo sfondamento centrale con il bosniaco: immediata conseguenza è una Roma illeggibile e di per sé difficilmente controllabile dagli avversari. Oggi la squadra capitolina vanta anche la migliore differenza reti del torneo: segnale di una difesa che, con la complicità di alcuni rientri, quantomeno sta iniziando a registrarsi.

ANTI-JUVE? – Così racconta la classifica: seconda piazza, a quattro lunghezze dalla oramai storica capolista, se esiste una anti-Juventus quella ad oggi parrebbe essere la Roma di Spalletti. A bocce ferme, per profondità d’organico e qualità di gioco, questa era eleggibile nel Napoli di Maurizio Sarri: che poi – salvo ritrovarsi prossimamente sulla via del cammino – si è perso tra infortuni ed inefficienze. I giallorossi oggi hanno qualcosa in più: in termini di brillantezza innanzitutto, di sensazione di pericolosità, ma – fattore alquanto strano pensando a come stavano le cose soltanto qualche mese fa – anche sotto il profilo dell’entusiasmo. L’incubo del playoff di Champions League perso amaramente contro un Porto decisamente alla portata della banda Spalletti, dall’altra parte – al netto della vicenda Higuain – un progetto tutto da assaporare.

SVILUPPI – La ferita però, nonostante lo spartito come detto appare capovolto, resta viva: troppo fresca, ancora aperta per chi sa che la reale legittimazione nel calcio moderno arriva dalla partecipazione alla massima competizione internazionale per club. Brucia ancora, a maggior ragione, perché figlia di un’opportunità malamente sprecata: il Porto non presentava certo argomentazioni più valide rispetto a quelle esposte dalla Roma. Dunque l’imperativo attuale è quello di mettersi tutto alle spalle: o meglio, non ricaderci quando il prossimo risultato negativo inevitabilmente arriverà. Non pensare a quel che poteva essere quanto invece a separare ogni partita dall’altra. Staccare dal passato, non portarsi dietro un carico emotivo – buono o cattivo che sia – ad ogni nuova sfida, ragionare sul momento ed andare dritti per la propria strada. Soltanto così questa Roma potrà quantomeno mettere un pensiero all’armata Juventus.

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