2009
Roma, Conti: “Menez può diventare più forte di me”
Ã?«E’ più forte di meÃ?». Se a dirlo è un signore che si chiama Bruno Conti, il complimento è di quelli che pesano. PerÃ?Âchè chi ha memoria di Conti giocatore, sa bene di come si stia parlando di una delle ali, oggi si direbbe esterno offensiÃ?Âvo, più forte della storia del nostro calcio.
Eppure l’attuale direttore tecnico della Roma, quando lo dice riferendosi a JereÃ?Âmy Menez, non dà assolutamente l’imÃ?Âpressione di parlare esagerando:Ã?«QueÃ?Âsto è uno fortissimo. Ha soltanto 23 anni e qualità tecniche spaventose. E’ uno spettacolo vederlo giocare, quando ha il pallone tra i piedi è capace di tutto. In particolare in velocità è capace di fare la differenza. Nell’ultimo anno è migliorato tantissimo, soprattutto dal punto di vista del concetto di squadra. E questa sua voÃ?Âglia di migliorare è l’aspetto più conforÃ?Âtante in proiezione futura perchè vuole dire che può centrare quei margini di miÃ?Âglioramentoche ha ancoraÃ?».
Bruno Conti, pur tra tanti elogi, è coÃ?Âmunque consapevole che Menez ha ancoÃ?Âra bisogno di migliorare per poter aspiraÃ?Âre a un ruolo da numero uno. Un ruolo a cui il ragazzo parigino può ambire a patÃ?Âto di continuare a lavorare su quegli aspetti del gioco dove ancora non riesce a sfruttare sino in fondo le sue qualità :Ã?«Deve segnare qualche gol in più. Uno con le sue qualità deve cominciare ad avere una maggiore confidenza con la porta avversaria. Deve acquisire magÃ?Âgiore fiducia nelle sue potenzialità anche come tiratore. Ci deve provare di più perÃ?Âchè non gli manca nulla per essere un giocatore da una decina di reti a stagioÃ?Âne. E tutto questo lo deve fare senza perÃ?Âdere la sua predisposizione per l’ultimo passaggio, un aspetto nel quale già ecÃ?Âcelle. Un’altra cosa su cui deve lavorare è convincersi di pretendere meno da se stesso. Mi spiego meglio. Menez è un gioÃ?Âcatore che ogni volta che ha il pallone tra i piedi come prima opzione ha quella di voler stupire e questa cosa in qualche occasione lo porta a demoralizzarsi perÃ?Âchè prova il troppo difficile e ci rimane male quando non gli riesce. Deve capire che il calcio spesso è fatto anche di semÃ?Âplicità , è inutile cercare la giocata imÃ?Âpossibile quando talvolta è meglio fare la cosa semplice. Quando Jeremy metaÃ?Âbolizzerà questo, allora ci sarà da diverÃ?ÂtirsiÃ?».
Fonte | di Piero Torri per il Corriere dello Sport