2017

Roma, cena Spalletti – Pallotta: un abbraccio non fa primavera

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Spalletti è più vicino o più lontano dalla panchina della Roma nella prossima stagione dopo l’incontro a cena con Pallotta? Gli scenari

Sorrisi, facce distese e abbracci davanti ad una pizza e un buon bicchiere di vino. Potrebbe essere la descrizione di una rimpatriata tra amici e invece è l’incontro decisivo per il futuro della Roma. Intorno al tavolo di un ristorante del centro ci sono tutti: a partire dal presidente James Pallotta, passando dai suoi uomini di fiducia Alex Zecca e Franco Baldini, per finire ai dirigenti Gandini e Baldissoni. Ma l’uomo più atteso della serata è Luciano Spalletti. La sua presenza è stata in dubbio fino all’ultimo. La partenza, direzione Toscana, subito dopo il successo sul Sassuolo era stata vista come un oscuro presagio, l’ultimo segno di rottura con la dirigenza e invece eccoli qui, tutti intorno allo stesso tavolo.

Le richieste di Spalletti per il futuro

Tanto rumore per nulla dunque, frattura risanata? La questione in realtà è tutt’altro che risolta. Durante l’incontro dell’altra sera si è parlato di futuro e di progetti ma non è stato raggiunto nessun accordo per il rinnovo. In particolare, Spalletti avrebbe espresso alcune richieste per confermare la sua permanenza. Per prima cosa ha richiesto garanzie di tipo tecnico: trattenere i big della squadra e rafforzare la rosa con pochi acquisti mirati per poter competere in Italia e in Europa. La seconda questione riguarda l’arrivo del nuovo Direttore Sportivo. Il tecnico di Certaldo vorrebbe avere voce in capitolo nella scelta del DS o almeno preferirebbe un dirigente che dia più peso alle richieste dell’allenatore che alle opportunità offerte dal mercato (vedi Sabatini). L’arrivo dello spagnolo Monchi da questo punto di vista potrebbe accontentare sia la dirigenza che Spalletti e rappresentare un giusto compromesso tra plusvalenze e competitività.

I progetti di Pallotta

Dall’altro lato del tavolo siede James Pallotta. Il presidente americano è reduce da una settimana fitta di impegni istituzionali in cui i temi principali sono stati lo stadio e il main sponsor. Il suo soggiorno romano non poteva che chiudersi con l’incontro faccia a faccia con Spalletti. Alla cena, Pallotta ha ribadito la fiducia nel tecnico e la volontà di gettare le basi per un futuro insieme ma ha anche chiarito che finché non si costruirà lo stadio la Roma non farà investimenti faraonici. Ripetendo un concetto espresso anche davanti alle telecamere nei giorni precedenti: «Abbiamo tanti giovani forti, inutile buttare soldi per altri calciatori». La parola d’ordine dunque è “linea verde”, anche sul mercato, dove i soldi che verranno investiti saranno dirottati su profili giovani e di qualità, come Kessiè ad esempio. Nodo cruciale della chiacchierata dell’altra sera è stato anche il tema dei rinnovi ma su questo punto il presidente non si è sbilanciato. Molto dipenderà dalla qualificazione – diretta o meno – alla fase a gironi della prossima Champions League. Se anche l’obiettivo minimo del secondo posto dovesse sfumare la società con tutta probabilità non potrà garantire tutti i rinnovi in bilico tra cui ci sono quelli di Manolas, Strootman, Nainggolan e Rudiger, oltre a quelli spinosi di Totti e De Rossi.

Un abbraccio non fa primavera

Naturalmente alla fine dell’incontro nessuno dei partecipanti ha rilasciato dichiarazioni al capannello di giornalisti che si è assiepato all’uscita del ristorante. Spalletti è scappato via in auto con Massara, mentre Pallotta è uscito fuori a “sfidare” i cronisti e a quanti gli chiedevano di un possibile accordo per il rinnovo ha risposto sarcastico: «The wine was good». Quello che emerge al termine di questa cena è che di campo si è parlato poco. Piuttosto si è discusso di progetti, di investimenti, di manovre societarie e almeno apparentemente gli interessi delle due parti sembrano convergere, come testimoniano i sorrisi mostrati all’uscita. Però l’abbraccio a fine cena tra Pallotta e Spalletti non deve ingannare. Le parole, nella vita come nel calcio, se le porta via il vento.

A cura di:
Dario Moio

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