2013
Roberto Nanni, fallimento argentino
C’è chi prova una volta sola e chi insiste fino a fallire. Proprio come Roberto Antonio Nanni, possente attaccante argentino, bidone unico nel suo genere. A differenza dei suoi colleghi, abili a far le sfortune di un solo club, lui è riuscito nell’impresa di sfigurare in tre piazze: Siena, Messina e Crotone. Prima, però, non bisogna dimenticare il passaggio a vuoto nella Dinamo Kiev, un segno premonitore che nel tempo si è rivelato fondato.
La storia di Nanni comincia in Argentina dove si fa notare con il Velez Sarsfield. Nella Primera Division si trova a suo agio, segna con una certa continuità e su di lui iniziano a circolare le prime voci di mercato. Il punto più alto dei tre anni passati con la maglia del Vélez, lo tocca nel Clausura 2003 quando riesce a vincere il titolo di capocannoniere del torneo con quindici reti all’attivo. Le premesse per sfondare in Europa ci sono tutte, Roberto è il classico centravanti da area di rigore: alto, possente e con un ottimo fiuto del gol. La Selección argentina lo guarda con interesse ma lui non si monta la testa e continua a far bene con i ragazzi dell’Under 20. Intanto, qualche club italiano inizia a seguirlo con attenzione ma la Dinamo Kiev non vuole lasciarsi scappare un talento così cristallino. Il club ucraino spara alto offrendo alla squadra di Buenos Aires quasi cinque milioni di euro.
Nanni stacca il biglietto per Kiev, nel giro di pochi giorni viene presentato alla stampa e mandato subito ad allenarsi con i compagni. Nonostante la grande attesa per il giovane sudamericano, il tecnico Mykhaylychenko lo utilizza con il contagocce anzi, complice anche qualche infortunio di troppo, non lo fa mai scendere in campo, ad esclusione dei pochi minuti giocati ad Highbury contro l’Arsenal in Champions League. Una vera delusione per l’argentino ma soprattutto per i tifosi che aspettavano i gol di Roberto. Il poco utilizzo lo convince a cambiare aria, anche la Dinamo preferisce dargli un’opportunità all’estero. Si fa avanti l’Almeria, in Segunda Division gli promettono una maglia da titolare e la possibilità di mettersi nuovamente in mostra.
L’attaccante di Azul accetta il trasferimento in prestito, con gli spagnoli ritrova una forma discreta. La stagione lontano da Kiev si chiude con 12 presenze e 5 gol all’attivo. Il ragazzo è in ripresa ma il club ucraino sembra non credere più in lui; un altro prestito si profila all’orizzonte. Questa volta, senza troppi concorrenti, una squadra italiana riesce a prendere Nanni. È il Siena di Gigi De Canio, in lotta per l’ennesima salvezza. Roberto arriva in Italia per giocarsi il posto con Chiesa, Marazzina e Bogdani. Proprio quest’ultimo spegne subito i sogni di gloria dell’argentino, poco incisivo e spesso inconcludente durante il precampionato.
Il tecnico materano lo lascia in panchina per le prime sei giornate, favorendo l’albanese in coppia con Chiesa; la prima chance arriva durante la sfida casalinga contro l’Udinese: ventidue minuti per convincere l’allenatore a mandarlo nuovamente in panchina. Nanni non entusiasma neanche nelle poche apparizioni successive, l’ultima quella con il Parma prima della sosta natalizia. Il Siena lo molla immediatamente, inutile aspettare la fine della stagione. Il suo agente, però, è bravo a trovargli un’altra sistemazione nell’ultimo giorno del mercato invernale. Il Messina ha bisogno di una punta da regalare a Mutti; per Roberto si profila un altro prestito, sei mesi in riva allo Stretto. Anche qui non fa meglio rispetto alle esperienze precedenti, entra sempre nella ripresa senza mai lasciare traccia. A Messina, finalmente, riesce a segnare il suo primo gol italiano nella sfida contro il Lecce. Un gol decisivo per la vittoria dei siciliani che a fine anno non si fanno scrupoli a rispedirlo a Kiev.
Questo non basta a Nanni per chiudere con l’Italia e tentar fortuna altrove. Il bomber argentino ci riprova di nuovo, per la terza volta, a Crotone, in Serie B. Come è andata a finire?. Inutile dirlo, stesso fallimento di Siena e Messina. A gennaio lascia la Calabria, rescinde con la Dinamo Kiev ed entra tra gli svincolati. Resta fermo un anno prima di ricevere la chiamata del suo amato Vélez, giusto in tempo per vincere il Clausura 2009 con una sola rete all’attivo. Da campione in carica, l’anno successivo, lascia l’Argentina per il Paraguay, direzione Asunción. Il Cerro Porteño lo aspetta per un progetto importante, resta lì tre anni, dal 2009 al 2013 vincendo l’Apertura 2012. Con i paraguaiani supera le 100 presenze e segna 39 gol, tanto per uno come lui.
Ora si trova in Messico, delantero dell’Atlante FC; a 32 anni prova a sfondare nella Primera Division messicana. Da noi ci ha provato, tre volte, ma ha fallito.