Roberto Baggio: «Quanta invidia per chi può ancora giocare» - Calcio News 24
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Roberto Baggio: «Quanta invidia per chi può ancora giocare»

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Le parole di Roberto Baggio: «USA 94 non si dimentica, quante volte ho sognato quel rigore, ma è stato un momento di crescita»

Roberto Baggio ha parlato oggi alla Gazzetta dello Sport. Di seguito le sue parole sulla nostalgia per il calcio giocato, la stima dei colleghi e USA 94.

COSA GLI MANCA – «Invidia assoluta per chi può ancora giocare. A me giocare a calcio piaceva proprio tanto. Ogni tanto mi capita di pensare alla gioia che mi dava il fare certe cose con la palla. Ma anche la fatica degli allenamenti, quella fatica che ti fa star bene… Quella sensazione di appagamento per avere lavorato con impegno».

STIMA DI COLLEGHI E AVVERSARI – «Non posso nascondere che mi faccia piacere. Credo di avere avuto un po’ di talento, ma penso di essere stato apprezzato perché ci ho lavorato su tanto e perché mi sono comportato sempre con lealtà e serietà con tutti. C’è un episodio che ha raccontato mio figlio più piccolo che mi ha commosso. Eravamo insieme alla partita di addio di Andrea Pirlo e mio figlio si è avvicinato a uno di loro per chiedere un autografo e superando la timidezza gli ha detto: “sono Leonardo Baggio, mio papà ha giocato con te…”. E lui, con il suo sorriso unico gli ha risposto: “No… Sono io che ho avuto il privilegio di giocare con tuo papà!”. Era uno che purtroppo non c’è più. Gianluca Vialli, e il solo pensiero mi fa venire la pelle d’oca. Mio figlio è nato nel 2005, quando io avevo già smesso di giocare, ma ci sono ancora tante persone che mi vogliono bene e gli raccontano che qualcosa di buono l’ho combinato. Ecco, l’amore della gente e la stima dei miei colleghi mi riempiono d’orgoglio».

SE HA FATTO PACE CON USA 94 – «Pace è una parola grossa… È qualcosa che non si cancella. Vincere un Mondiale era un sogno che inseguivo fin da bambino e in America è finita nell’unica maniera che non avevo nemmeno considerato. Non sapete quante volte avevo sognato di disputare la finale, di fare gol e di vincere per fare esultare l’Italia. E invece il treno dei desideri è andato all’incontrario…».

CRESCITA – «Oggi forse potrei dirvi di sì. Oggi. Ma quel giorno, il giorno dopo e i mesi dopo, chi avesse detto che quella sconfitta insegna qualcosa si sarebbe preso un solenne vaffa… Poi, come canta Diodato, la vita volte ti mette davanti all’inatteso, “sul filo di un destino che può cambiare…”. Credo che in quel momento accusi il colpo, ma devi anche decidere chi vuoi essere in futuro: puoi piangerti addosso per tutta la vita o puoi alzare la testa e guardare avanti per riscattarti. Quella scelta determina chi sarai in futuro. In questo senso sì, è stato un momento di crescita».

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