2014

Rizzoli: «Ben venga la tecnologia in campo»

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L’arbitro: «Al momento non c’è, ma sarebbe sempre a discrezione dell’arbitro»

La tecnologia in campo è sempre un tema molto vivo quando si parla di calcio, specialmente in Italia. Nel nostro paese ancora niente è deciso per quanto riguarda gli aiuti tecnologici che potrebbero dare una mano all’arbitro nel corso del match. Chi ha parlato di questo è stato proprio un arbitro. Si tratta di Nicola Rizzoli, fischietto italiano ed internazionale, che ha parlato così a margine della 38^ edizione del ‘Premio internazionale sport civilità’ tenutasi oggi a Parma: «Oggi non c’è la tecnologia in campo. Se domani ce la daranno, ben venga. Però nel regolamento si parla di ‘giudizio dell’arbitro’, quindi sarebbe sempre a sua discrezione».

SIMULAZIONE – Rizzoli ha proseguito, parlando di un altro tema presenta in ogni partita: i simulatori. Ecco le parole dell’arbitro: «I simulatori non ci sono solo in Italia, perchè la simulazione è parte del calcio e non della cultura sportiva. In certi Paesi d’Europa, però, si simula molto meno, ed ho anche assistito ad un match in Premier League dove un simulatore è stato fischiato dai suoi tifosi per tutta la partita. Se dovesse succedere anche da noi, sarebbe un passo avanti nella cultura sportiva italiana, e sto aspettando che questo accada anche in Italia: fischi per il simulatore, non per l’arbitro».

CULTURE DIVERSE – Infine, Rizzoli ha parlato delle diverse culture sportive in giro per l’Europa: «Non sono gli arbitri che all’estero fischiano meno, ma i giocatori che condizionano la partita, e non l’arbitro, con i loro comportamenti. Una volta ho diretto un incontro a Mosca e ho fischiato due volte nel primo tempo e quattro volte nel secondo. All’estero è diversa la mentalità dei giocatori. A volte ho anche chiesto ad un giocatore se avesse toccato o no il pallone. I gesti di civilità ci sono, ma tra persone sotto stress può anche essere che la risposta non sia quella giusta, e non giudico un calciatore per questo. Al calcio italiano manca un po’ di civiltà. Non tanta, ma un po’ sì».

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