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Ricorso Koulibaly respinto, Napoli amaro: «Una sconfitta per il calcio»

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Nota ufficiale del Napoli dopo il rigetto del ricorso per Koulibaly: «Umiliata una battaglia che l’UEFA porta avanti da anni».

Amarezza e incredulità. È questo lo stato d’animo del Napoli dopo il rigetto del ricorso contro la squalifica di 2 giornate a Kalidou Koulibaly inflittagli dopo i fatti della sfida contro l’Inter. I partenopei speravano in uno sconto di una giornata, che non è arrivato, e ora dovranno fare a meno del loro centrale anche per l’importante sfida contro la Lazio. «Il rigetto del nostro ricorso è una grave sconfitta per il calcio, – ha sottolineato il club nella sua nota ufficiale affidata al Responsabile comunicazione Nicola Lombardo – ma anche per quello che è l’aspetto più ampio che questa vicenda ha sollevato: la lotta contro le discriminazioni, di ogni tipo, che continuano a essere presenti nel calcio e nella nostra società».

«È stata umiliata una battaglia che l’Uefa porta avanti da molti anni e che il Napoli ha sempre sostenuto. – si legge ancora – Ma la sconfitta è anche verso coloro che, sbagliando, hanno sostenuto che negli stadi non ci sia razzismo, e che a urlare il loro disprezzo verso neri, napoletani, ebrei siano solo pochi. 23 giorni, a partire da Inter-Napoli, che possiamo definire straordinari. Sono stati giorni straordinari perché, partendo da San Siro, ci sono state irregolarità, incomprensioni, assurdità, talmente gravi e grossolane, da non poter passare inosservate».

«Migliaia di persone (7.400 per i rappresentanti della procura federale in campo) – scrive Lombardo nel lungo sfogo del Napoli – hanno insultato Koulibaly perché nero; gli insulti sono stati frequenti anche verso i napoletani, con cori definiti da tutti (tranne pochi, molto pochi) come insulti razzisti, tanto da entrare nei protocolli che impongono l’interruzione temporanea della partita in casi di questo tipo».

«Koulibaly che chiede a Mazzoleni di interrompere – sottolinea il Napoli – e l’arbitro che gli dice ‘con te non parlo’, contravvenendo a ciò che il suo designatore, Rizzoli, aveva detto a noi in una recente riunione a Milano tra arbitri e allenatori, e cioè che la richiesta di interrompere la partita poteva arrivare dal capitano o dal diretto interessato, in questo caso Koulibaly. L’Uefa e la Fifa che condannano quanto avvenuto, dicendo che i protocolli non sono stati rispettati e che la partita andava interrotta. Personalità di ogni tipo, sindaci, artisti, uomini di cultura, colleghi di Koulibaly e di Ancelotti (che porta avanti una battaglia di civiltà dicendo che quello che avviene in Italia in questo senso è da condannare) a dare la loro solidarietà e a esprimere il loro sdegno…».

«… E poi, la straordinarietà degli eventi, arriva con la sentenza di rigetto. – conclude il club partenopeo – Come se qualche procedura regolamentare non potesse fare l’unica cosa che andava fatta: ridare a Kalidou Koulibaly la dignità che merita un ragazzo del Senegal che rappresenta, per quello che è successo, tutto il male e tutto il bene di quanto sta accadendo in Italia. Koulibaly, il calcio, le istituzioni, tutti escono umiliati da questa vicenda. Togliere la squalifica a Koulibaly andava fatto a prescindere dai regolamenti, dalla burocrazia. Il calcio in questo modo muore. Perché il calcio è prima di ogni cosa passione, una passione che unisce miliardi di persone nel Mondo, e che non può essere derisa in questo modo. Questa sera si è persa una grande occasione. Abbiamo purtroppo avuto la conferma che molto c’è da fare e molto da cambiare».

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