Riccardo (psicologo): «Juve, la tesi di Motta e i suoi concetti»
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Riccardo (psicologo): «Juve, la tesi di THIAGO MOTTA e i suoi CONCETTI: la resilienza, la personalità, l’immaginazione. Per essere un GRANDE ALLENATORE bisogna conciliare due COSE»

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Thiago Motta

Le parole di Francesco Riccardo, psicologo e psicoterapeuta, citato dal tecnico della Juve Thiago Motta nella sua tesi di Coverciano

Francesco Riccardo, psicologo e psicoterapeuta, è stato citato da Thiago Motta, nuovo allenatore della Juve, nella sua tesi di Coverciano. Il Corriere della Sera lo ha intervistato.

SORPRESO PER LA CITAZIONE – «Sì, felicemente. É un libro che non vuole essere un “metodo”, ma porre le basi per la comprensione dei fenomeni che stanno alla base dei processi psicologici, di singoli e gruppi, che possono facilitare od ostacolare l’espressione del potenziale personale, incidendo sulla prestazione sportiva».

MOTTA PARLA DI RESILIENZA – «Corrisponde alla capacità di affrontare le avversità della vita, superarle e uscirne rafforzato o, addirittura, trasformato. Per un giocatore essere resiliente vuol dire sapersi rialzare dopo un fallimento, una sconfitta, non abbattersi, reagire, per raggiungere l’obiettivo, non arrendersi mai. Accettare una sconfitta significa imparare da essa e non subirla. Questo il “resiliente” lo sa fare bene».

ESSERE ALLENATI DA THIAGO – «Non conoscendolo, se non da qualche intervista e dall’atteggiamento sul campo, mi sembra una persona molto pacata, sicura di sé, un leader socio-emozionale ma fortemente centrato sul compito. Una personalità con una sua profondità culturale ed emotiva interessante, in grado di gestire una squadra con il proprio modo di essere, senza imitare altri modelli. Questa consapevolezza è la sua forza, che potrebbe essere trasferita alla squadra, a ogni singolo calciatore».

«L’IMMAGINAZIONE PORTA DAPPERTUTTO» – «Intendeva che la creatività, l’immaginazione non devono essere “soppresse” dalla logica, dalla “tecnica”. Entrambe ci devono essere perché l’una senza l’altra non creano conoscenza, apertura al nuovo, all’inimmaginabile appunto. L’esperienza sportiva mette in risalto questo concetto: per vincere non è sufficiente avere “schemi di gioco” rigidi, secondo una logica, che è poi la logica dell’allenatore. Il bravo tecnico è quello che mette insieme, armonicamente, questi due aspetti: schema di gioco e spazio per i “fantasisti”».

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