2015

A che ora è la fine del mondo?

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Riccardo Ferri (o Ferri II): grande difensore dell’Inter ma anche recordman di autogol in Serie A

UNO – Il 28 marzo del 1982 fece la sua seconda apparizione in Serie A un ragazzo non ancora diciannovenne che negli anni a seguire sarebbe diventato la colonna portante della difesa dell’Inter. Inoltre, quel ragazzo lì avrebbe pure giocato quarantacinque partite in nazionale togliendosi lo sfizio di segnare solamente dopo dodici minuti dal suo esordio con la maglia azzurra. Avrebbe disputato più di quattrocento gare con l’Inter prima andare a svernare alla Sampdoria e proprio con i milanesi avrebbe vinto una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana, due Coppe UEFA e uno degli Scudetti più dominati nella storia della Serie A. Sarebbe diventato un apprezzato opinionista televisivo e addirittura sarebbe finito in una famosa cover di It’s the End of the World as We Know It (And I Feel Fine) dei REM fatta da un cantautore emiliano. Il 28 marzo del 1982 però iniziò pure la condanna di quel ragazzo, che in un Roma – Inter valido per la 24° giornata di Serie A entrò all’inizio del secondo tempo e dopo venti minuti si trovò esattamente sulla traiettoria di una punizione di Di Bartolomei. Non avendo il tempo necessario per scansarsi, venne colpito dal pallone che beffò l’incolpevole Zenga per il 3-1 che di lì a poco sarebbe diventato 3-2. Fu la prima delle otto autoreti in Serie A di Riccardo Ferri, ovvero Ferri II.

DUE – Vero è che ai tempi per finire sul tabellino dei marcatori per un autogol bastava deviare anche impercettibilmente il pallone, ma evidentemente già da quel marzo 1982 Ferri era destinato a diventare l’erede di Comunardo Niccolai, difensore del Cagliari famoso per i suoi gol all’incontrario. Segnare è un’arte, ma farlo nella propria porta – e con costanza, tra l’altro – è ancora più difficile. Un esempio è dato da Ascoli – Inter del 1983-84. Passano trentasette minuti e Nicolini lancia in verticale Novellino, il quale rientra e serve Mandorlini. Quest’ultimo, che negli anni successivi con Ferri comporrà un reparto invidiabile, calcia di destro e trova il tocco proprio di Ferri. Zenga è battuto, game set e match per i bianconeri. E siamo a due autogol in Serie A, non sono proprio gollonzi da Youtube, ma intanto gli almanacchi registrano.

TRE – Inter – Avellino 3-1 del 1985: terza giornata di campionato, San Siro gremito e nerazzurri avanti due a zero sugli irpini grazie a Rummenigge ma all’ora di gioco un’altra sfortunata deviazione di Ferri II (II perché l’I è suo fratello Giacomo, ex Torino) spiazza Zenga e rimette in gioco i campani prima della rete di Altobelli. La bravura di chi sa fare autogol è anche questa, farli in momenti meno appariscenti, in partite che significano poco o nulla. Ferri è così: molto sfortunato, questo va detto, ma anche un po’ irruente. Negli anni comunque maturerà sempre più esperienza e diventerà un leader difensivo di tutto rispetto, anche se nel 1985 a soli ventidue anni è già uno dei difensori italiani più quotati.

QUATTROJuventus – Inter negli anni Ottanta era una sfida che valeva una stagione in alcuni casi, specialmente nella seconda metà di quella decade. Giovanni Trapattoni nel 1986 è passato da poco dalla Juventus, con cui ha vinto tutto, all’Inter, con cui più avanti straccerà ogni record. Il giorno del suo ritorno al Comunale è il settimo turno del 1985-86 e ovviamente ha scelto Riccardo Ferri al centro della difesa dei nerazzurri. Ferri è un centrale abile, vecchio stampo, sa tenere bene la difesa e all’epoca forma una linea invidiabile con Baresi I, Bergomi e Mandorlini. Ha anche un discreto senso del gol, a voler proprio essere sarcastici. Nove minuti di gioco e uno scavetto di Platini lancia Briaschi, Ferri interviene di testa e appena colpisce il pallone sa già di averla combinata grossa. La palla si inarca e va nell’angolino basso, Zenga può solo guardare e con il suo solito savoir faire inveire contro qualcuno o qualcosa mentre toglie la sfera dal sacco.

CINQUE – Sul finale del 1986-87 l’Inter ha un balzo d’orgoglio e riesce quasi a riprendere in testa il lanciatissimo Napoli di Diego Maradona. A una giornata dal termine i nerazzurri hanno il derby con l’Atalanta mentre i campani hanno il match ball con la Fiorentina in casa, se otterranno un risultato migliore di quello dell’Inter saranno campioni d’Italia. Mentre a Napoli si consuma un uno a uno poco spettacolare, a Bergamo l’Atalanta spinge e al trentaseiesimo minuti trova il gol che decide l’incontro. A segnarlo, manco a dirlo, è Ferri II. Trevor Francis conclude verso Zenga, Ferri ci mette lo zampino e infila la seconda autorete stagionale che virtualmente dà lo Scudetto al Napoli. Quanta sfortuna Riccardo, quanta sfortuna.

SEI – Ci sono autogol e autogol, per un’interista il peggior momento per segnarne uno è il derby. E infatti. Dodicesima giornata di Serie A 1987-88, l’Inter da calendario gioca in casa contro il Milan e al quarto minuto l’esterno rossonero Evani si invola sulla fascia e mette dentro un cross per Gullit. E’ una scena da western più che un contropiede, perché c’è un uno contro uno tra l’olandese e il difensore cremasco che nemmeno Sergio Leone avrebbe immaginato. Solo che nei western nessuno si sognerebbe mai di toccarla di testa indietro al portiere, ed è quello che fa Ferri: pallonetto morbido a Zenga in uscita e palla che si insacca lemme lemme sotto la curva dei tifosi rossoneri mentre Gullit esulta come un ossesso, come se fosse merito suo. Ferri sconsolato ha appena segnato l’autogol più pesante della sua carriera, stando a quanto ammetterà lui stesso in futuro.

SETTE – In una partita che finisce sette a due, poteva non metterci lo zampino Ferri II? Il 25 marzo del 1990 si gioca la trentesima di Serie A e lo Scudetto apparentemente è una lotta tra Napoli e Milan. L’Inter del Trap tiene ma non sembra quell’armata invincibile dell’anno prima. A San Siro arriva l’Atalanta ed è il festival del gol, a fine primo tempo l’Inter è già 4-0 e il match è in ghiaccio. Chi è arrivato a San Siro quel giorno però fa in tempo anche a gustarsi altri cinque gol e al primo minuto della ripresa ecco che succede un’altra volta una scena a cui Walter Zenga ormai ha fatto l’abitudine: Caniggia dalla sinistra tira basso in mezzo dove non ci sono compagni. L’alleato si rivela essere Ferri che con un avventato intervento in scivolata cerca di spazzare ma mette dentro il gol della bandiera. Autogol classico come i servizi dell’epoca di 90° minuto.

OTTO – Riccardo Ferri chiude la sua carriera in Serie A nel 1995-96 dopo due anni alla Samp. In tutto ha segnato sei reti nella massima serie, ma quel che colpisce è il numero delle autoreti: sono otto, l’ultima è datata 2 aprile 1994 all’85’ di uno Juventus – Inter fin lì fermo sullo 0-0 e sbloccato da una zampata del difensore nerazzurro su punizione di Baggio. Gli autogol, tutti siglati a Walter Zenga, sono stati una condanna per Ferri II, adesso conosciuto più per il suo record di marcature al contrario – in Serie A lui è a quota 8 ed è il leader, mentre su Baresi II ci sono due scuole di pensiero, c’è chi dice 7 e c’è chi ne conta 8 – che per la sua grande carriera. Sottovalutato? A posteriori forse, quando era in campo invece sapeva farsi valere e vedere, segnature a parte. Rimane un difensore straordinario nel marcare, sia nel tenere a bada un attaccante sia nel mettere il pallone dentro la porta. Che poi fosse la propria porta è un dettaglio che si può tranquillamente trascurare.

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