2013
Rexach: “Modello cantera, il Milan non abbia fretta”
REXACH BARCELLONA MILAN CANTERA – Nel corso della settimana, si è fatto un gran parlare del nuovo progetto del Milan, ispirato dal settore giovanile del Barcellona. In questo senso, i colleghi di Tuttosport hanno intervistato Charlie Rexach, responsabile assieme a Cruyff della nascita della famigerata Masia, luogo nel quale sono nati i campioni che da diversi anni stanno trascinando i blaugrana sul tetto d’Europa e del mondo: “Il progetto cantera del Milan sarà vincente solo se non avranno fretta. Prima cercavamo giocatori forti fisicamente. Ora non importa. Grandi o piccoli che siano quello che ci interessa è che abbiano una buona relazione con la palla. L’ispirazione blaugrana del Milan? Ci sono molti modi di giocare a calcio. L’importante è prendere i ragazzini e farli crescere seguendo un criterio. Sin dai 12 anni. Tutti gli allenatori che si troveranno davanti dovranno sviluppare lo stesso credo calcistico. Nella storia del Milan ci sono persone importanti che sanno come si vince e soprattutto conoscono il calcio italiano. Serve che quattro-cinque di loro lavorino assieme. Ripeto, non è importante il sistema di gioco, ma seguire un criterio fino in fondo. Devono tirare una linea retta e fare quanto meno curve possibili. E non sempre sarà facile. Queste persone devono formare uno staff tecnico e scegliere gli allenatori di tutte le categorie. Bisogna scommettere su un nucleo solido di giocatori che si identifichi con il club e a questo aggiungere qualità. Del resto è anche la ricetta del grande Milan dei tre olandesi. Quale potrebbe essere l’errore del Milan? Sbagliano se pensano di vincere subito. Ci vogliono almeno cinque-sei anni di formazione in maniera da dar tempo ai ragazzini di 12-13 di arrivare in prima squadra. Oggi il Barcellona ha una rosa eccellente, eppure quando per necessità un calciatore del Barça B gioca con la prima squadra, Messi, Xavi o Iniesta nemmeno se ne accorgono. Quale sarà il futuro di Bojan? La questioneè complicata. È un grandissimo calciatore, però ha scelto la realtà più difficile per gli attaccanti: la Serie A. In un calcio che si è sempre contraddistinto per il gioco difensivo, un centravanti fa fatica a sfondare. Certo è che grazie alla nazionale di Prandelli, la situazione potrebbe cambiare e lui trarne dei vantaggi.“