2012

Reggina, Comi: “Devo meritarmi Torino o Milan”

Pubblicato

su

MILAN TORINO REGGINA COMI – Il cartellino è di proprietà del Milan, gioca in prestito alla Reggina, ma sogna di vestire la maglia granata: è Gianmario Comi, giovane attaccante di Torino, che ha rilasciato un’intervista per Tuttosport: «Spesso in camera osservo il poster autografato di Pulici e quell’altra foto in cui siamo assieme. I sogni bisogna inseguirli. Ma non sempre collimano con la realtà. L’importante è andare avanti. Senza perdersi tra i rimpianti».

Però viene da pensare, Comi, che le bruci ancora non aver esordito in prima squadra, nonostante tutti quei gol in Primavera.
«E le tantissime panchine in B, dopo 11 anni di vivaio. E’ normale che mi sia dispiaciuto. Ma ho capito sulla mia pelle che non sempre le speranze da tifoso coincidono con il lavoro».

Un motivo in più per combattere. Per riprovarci.
«Adesso il mio obiettivo è tirar fuori la Reggina dalla parte bassa della classifica. Per gioco e impegno finora non abbiamo ottenuto ciò che avremmo meritato. Speriamo che la vittoria di Bari sia una svolta. Dopo quello in coppa Italia, lunedì ho segnato il mio 4° gol in B con la Reggina. In tutto sono valsi 6 punti, questo conta. Dionigi giocava nel Toro quando io ero nato da poco, ora mi allena, è uno dei cerchi che si chiude. Mi ha dato subito fiducia anche se sono molto giovane, non so quanti allenatori l’avrebbero fatto».

L’ultimo suo timbro, a Bari, ha portato alla vittoria sotto gli occhi di Ventura.
«Mi ha fatto molto piacere. Un bell’attestato di stima, se è venuto a vedere in particolare me. Mi ha anche portato fortuna. Spero che torni».

A 20 anni sta conquistando la B, dopo aver segnato a valanga in Primavera col Toro e poi col Milan.
«Sono in prestito a Reggio, poi si vedrà. In estate mi ha cercato il presidente Foti in prima persona, mi ha voluto a ogni costo, per cui fare bene per la Reggina e la sua gente è una questione di orgoglio feroce per me. L’ambiente è positivo. E anche stare così lontano da casa mi aiuta a crescere. Poi penso che Reggio è terra di grandi attaccanti. E sorrido».

Vuole ripercorrere le orme di Bianchi?
«Beh, con Rolando ho sempre avuto un bel rapporto, essere accostato al suo nome mi inorgoglisce».

Magari un giorno ci giocherà al fianco, chissà.
«Al giorno d’oggi non so quanti allenatori avrebbero il coraggio di far giocare assieme due punte centrali come Bianchi e il sottoscritto. Ma non sai mai cosa succede. Pure questo può essere un sogno».

Non sarebbe una bella rivincita tornare in granata? Non sa quanti tifosi si mordono le mani, ripensando che lei era tutto del Toro.
«Più che pensare ai ricordi, io devo pedalare. Sono a metà tra Toro e Milan, per cui il futuro non dipenderà solo da me. Sono due grandi realtà del calcio, si vedrà».

Lei non metterà becco?
«Io dovrò pensare al mio bene. Per cui starò attento a valutare chi mi vorrà. E se sarò ritenuto un giovane importante, se sarò parte integrante di un progetto. E dove potrò avere il giusto spazio, meritandolo. Che poi i tifosi granata ripensino con affetto a me è bello, gratificante. Chissà dove mi porterà la vita.  Magari questo sogno dei tifosi e il sogno mio, di tifoso granata, finiranno col combaciare».

In un gol nel derby?
«I sogni sono belli perché lasciano tutte le porte aperte. Vado a memoria: ne ho fatti 4 di gol alla Juve in Primavera. Continuare è sempre emozionante. E io vivo di motivazioni, di emozioni. Se tutto dovesse coincidere… l’opinione e i diritti del Milan, gli interessi del Torino, un progetto vero su di me… allora tornerei con gioia. Ma lo ripeto: dirò la mia quando mi sentirò coinvolto in pieno da un progetto. Nell’attesa è meglio tornare a terra. Fatemi sudare per la Reggina. Io ho ancora tutto da dimostrare».

Resta il fatto che nel Torino c’è un partito che la rivorrebbe. Potendo, anche già a gennaio.
«Per me ora c’è solo Reggio. Poi dovrò meritare il Toro o il Milan. Ho appena segnato 4 gol in B. Devo ancora superare i periodi difficili. Vedere come reagirò. Vicino alle foto di Pulici, la mia icona di tifoso, ne ho una con Inzaghi, il mio riferimento ideale di questi anni per come cercava il gol. Io posso esporre la voglia che ho di emergere, di conquistare qualcosa. Sono le emozioni che fanno volare un attaccante. E le motivazioni ti fanno scalare le montagne».

Essere figlio di un ex giocatore importante che poi ha guidato il vivaio granata e che ora fa il dg di Cairo significa…
«…significa dover dimostrare il doppio per tacitare i maligni. E’ inevitabile, ho sempre dovuto far meglio del normale. Ma non è mai stato un peso. L’ho sempre vissuta come una sfida molto orgogliosa con me stesso. Io sono sicuro delle mie doti. Caratterialmente sono molto forte, determinato. So dove voglio arrivare. E sono anche molto fiero di papà. Che da giocatore e poi da dirigente ha dato e dà tutto al Toro».

Ha appena conseguito il patentino di ds, ora potete parlare anche di mercato.
«E’ l’unica cosa che non facciamo mai. Gli dedico il gol di Bari. Studia e lavora, si è impegnato tanto per diventare anche ds, ha preso il massimo dei voti, è un esempio per me».

Si è detto di quel Toro che pensa a lei. E il Milan?
«Anche loro si informano spesso. Sento molti ex compagni, alcuni addetti ai lavori. Ho anche un bellissimo rapporto con Filippo Galli, il capo del loro vivaio. Sono migliorato tantissimo grazie al Milan, dopo gli anni bellissimi con Scienza e Asta nel Toro».

Doveva ancora esordire in B e già il suo cartellino valeva 4,7 milioni, quando Toro e Milan hanno aperto la comproprietà.
«Io conosco un solo valore: è quanto devo dimostrare».

Exit mobile version