Calcio Estero
Real Madrid, Benzema: «Senza Ronaldo sono rinato!»
Karim Benzema dichiara in un’intervista di come si sia rigenerato da quando il fuoriclasse portoghese ha lasciato la squadra
Se al Real Madrid tra tifosi, dirigenti e giocatori si piange ancora l’addio di Cristiano Ronaldo, questo sicuramente non vale per Karim Benzema. Infatti l’attaccante francese delle Merengues in un’intervista rilasciata al giornale francese France Football, dichiara come da quando il portoghese ha lasciato la squadra, si sente libero di giocare il suo calcio. Queste le sue parole: «Prima c’era un giocatore che ha segnato più di cinquanta gol a stagione e io facevo il lavoro sporco. Ho giocato in funzione di Cristiano. Abbiamo formato un buon duo. Lo cercavo sempre per aiutarlo a segnare ancora più gol. Ora sono al centro dell’attacco. Spetta a me fare la differenza. Sono molto felice perché posso giocare il mio vero calcio». Queste parole di Benzema potrebbero calzare a pennello per un giocatore adesso compagno del fenomeno portoghese. Si tratta di Paulo Dybala. Il numero 10 della Juve infatti da quando gioca con CR7 ha arretrato di parecchio il suo raggio d’azione di gioco, allontanandosi dalla porta e costretto a dover fare parecchio lavoro sporco, rendendolo meno lucido in zona gol.
Benzema poi si sofferma su come sia cambiato il ruolo del centravanti, non più solo macchina da gol, ma sacrificio, lotta e rincorsa in funzione del gioco di squadra: «Il calcio deve essere affrontato nella sua totalità. Per me, essere un attaccante non significa solo segnare. Il calcio sta diventando una raccolta di statistiche. Ci sono attaccanti che aprono spazi, che fanno giocare la squadra, che offrono opportunità ai loro partner, che stancano l’avversario». In conclusione il numero 9 del Real ricorda i suoi esordi in camiseta blanca e di come adesso si senta chioccia per i giovani della rosa: «Ho fatto molti sacrifici. Tutti sanno che in una carriera ci sono alti e bassi, e quando sono arrivato al Real nel 2009, sono stato inizialmente sorpreso. Perché Lione, rispetto a Madrid, è piccola, l’istituzione, l’amministrazione, tutto ciò che ruota attorno al club. Sapevo che ci sarebbero stati degli ostacoli da superare perché è il miglior club del mondo. E l’ho fatto. I giovani mi fanno pensare a me quando ho iniziato a Lione. Lo vedo ad esempio con Vinicio, che ha solo diciotto anni. A volte gli chiedo delle cose e poi dico aspetta, ha diciott’anni, vai piano, ricorda come eri a quell’età. Ma con lui parlo così perché so che mi capisce e può mettere in pratica ciò che gli dico. È molto forte.»