Atl. Villaretto - Mappanese, Esposito: «Non siamo razzisti e aggressori, ecco la verità» - Calcio News 24
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2017

Atl. Villaretto – Mappanese, Esposito: «Non siamo razzisti e aggressori, ecco la verità»

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Presunto caso di razzismo nel corso di Atletico Villaretto – Mappanese, Terza Categoria piemontese: un giocatore sarebbe stato aggredito per aver difeso il compagno di colore dagli insulti degli avversari, ecco l’accaduto

Ennesimo caso di razzismo nel calcio dilettantistisco, zona ormai sempre più franca quando si tratta di episodi ai limiti della civiltà. Nulla a che vedere, anche in questo caso, è bene specificarlo, con un atteggiamento generalizzato, quanto piuttosto con il comportamento di singoli personaggi che si guadagnano la ribalta per fatti che con il pallone hanno poco o nulla a che fare. Succede stavolta in Terza Categoria, nel torinese, che un calciatore dell’Atletico Villaretto, il 28enne Giuseppe Cigna, venga addirittura aggredito perché reo di aver difeso il proprio compagno di squadra di colore, il coetaneo senegalese Moundaye Mbaye, da epiteti razzisti. L’aggressore di turno, questa volta, era un altro ragazzo, un avversario per la precisione, militante nella Mappanese. Secondo le primissime ricostruzioni, ovviamente ancora tutte da verificare, Cigna sarebbe stato atteso da quest’ultimo, accompagnato dai genitori, all’uscita del campo, per essere aggredito. È finita molto male, con il capitano dell’Atletico Villaretto ricoverato presso l’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino con un’orbita dell’occhio sfondata da calci e pugni, che racconta: «La sfida è stata ad alta tensione, tant’è vero che al campo durante il match erano già arrivati i Carabinieri. I quali a fine partita si sono fermati per prendere le generalità di coloro che si erano resi protagonisti di frasi razziste nei confronti del mio compagno Moundiaye Mbaye. Una volta uscito dagli spogliatoi dopo la doccia, ho trovato ad attendermi un gruppetto di persone della Mappanese. Tra di loro c’era un giocatore, con cui avevo battibeccato in campo per difendere Mbaye dopo la sua espulsione, che mi ha ulteriormente stuzzicato. Non gli ho dato peso e sono entrato al bar per bere una birra con un compagno di squadra. All’uscita era ancora lì e continuava a provocarmi, non ci ho più visto e ho lanciato nella sua direzione un bicchiere di plastica. Da lì è nato il parapiglia in cui sono stato colpito alla testa: sono finito a terra per un pugno e non ho più capito nulla, anche se non ho mai perso conoscenza. Ma, chi ha assistito alla scena, mi ha poi raccontato che sono stato sbattuto anche contro lo specchietto retrovisore di una macchina prima di cadere». Cigna sarebbe in condizioni gravi, ma stabili, e comunque non in pericolo di vita fortunatamente: stamane Cigna è stato sottoposto a nuovi esami medici e potrebbe essere dimesso nelle prossime settimane, ma la vicenda, c’è da scommetterci, non finirà di certo così…

Razzismo durante Atletico Villaretto – Mappanese: la versione dei padroni di casa

I fatti, secondo le prime ed ancora parzialissime ricostruzioni, è bene specificarlo, avrebbero preso il là quando Mbaye sarebbe stato insultato durante la partita dall’avversario in questione, la cui identità è per il momento ancora ignota. «Durante la partita un giocatore avversario ha cominciato a provocarmi. Ad un certo punto siamo saltati insieme in mezzo al campo, io ho allargato il braccio e l’arbitro l’ha giudicato l’intervento falloso: così mi ha dato il secondo cartellino giallo, espellendomi. In quel momento lo stesso giocatore mi ha urlato: “Vaffanculo, negro di merda”. Tutti hanno sentito e così Cigna da capitano mi ha subito difeso. Dopo la partita i giocatori della Mappanese mi hanno chiesto scusa, poi sono arrivati i Carabinieri che mi hanno interrogato e chiesto d’allontanarmi dall’impianto. Così me ne sono andato via, poi ho ricevuto la chiamata di un mio compagno di squadra che mi diceva che Gianluca era in ospedale e che l’avevano picchiato…». Più o meno simile la versione dell’allenatore dell’Atletico Villaretto, Alessandro Padalino, che ha ammesso come in verità i giocatori della Mappanese abbiano provato sin da subito a provocare la sua squadra: «È stata una partita molto tesa, loro fin dall’inizio sono andati fuori dalle righe. In particolare, hanno preso subito di mira il nostro giocatore Mbaye Moundiaye e Gianluca Cigna che è il capitano ha preso le sue difese. L’arbitro, però, ha fatto finta di non vedere questo accanimento. Durante la partita sono arrivati i Carabinieri e, al termine, hanno preso i dati del nostro presidente e dell’arbitro. Sembrava tutto finito lì, invece fuori dall’impianto un giocatore con i genitori ha atteso Cigna e gli ha tirato un pugno, buttandolo per terra. Mi sono subito fiondato per soccorrerlo, mentre il giocatore avversario scappava via».

Razzismo durante Atletico Villaretto – Mappanese: la versione degli ospiti

Non proprio della stessa versione invece un dirigente della stessa Mappanese, che ha dichiarato: «È stato il giocatore senegalese a cominciare: per tutta la partita ha menato come un fabbro e alla fine è stato espulso per una gomitata a uno dei nostri». Ancora più pesanti le parole di Giuseppe Esposito, tecnico della squadra di Mappano Torinese: «È una vergogna, sono indignato. Difenderò fino alla morte la mia squadra, perché è composta da bravi ragazzi che conosco da una vita. Il nome della Mappanese non può essere infangato in questo modo: siamo stati fatti passare per mostri e per razzisti, ma abbiamo persino dei ragazzi di colore in squadra. Mi spiace naturalmente che Cigna sia finito in ospedale, ma si deve vergognare per tutte le falsità che ha raccontato. È stato lui ad aggredirci, sia in campo durante la partita che fuori dopo il fischio finale. Era nervoso per la sconfitta e in campo si è avventato su tutti, ci ha insultati e ci ha promesso che ci avrebbe aspettato fuori. Così ha poi fatto. Ha tirato una birra in faccia ad uno nostro giocatore e poi, sotto gli occhi dei Carabinieri, lo ha aggredito non soltanto verbalmente mentre lui era mano nella mano con la fidanzata e parlava con i genitori. Poi ho visto che si è fatto male, ma non so se per un pugno o perché è caduto per terra nella concitazione. So solo che noi non siamo mai stati protagonisti di risse o episodi violenti in questi anni, a contrario dell’Atletico Villaretto. Mi spiace soprattutto perché eravamo ospiti presso l’impianto del Centrocampo e a vederci c’erano tanti bambini». Finirà come deve finire, non saremo di certo noi a giudicare l’accaduto: di certo una denuncia nei confronti dell’aggressore da parte di Cigna è già partita: presunzione di innocenza fino a che non sarà un giudice a dire la sua, ma certo difficile non rimanere con l’amaro in bocca.

Razzismo durante Atletico Villaretto – Mappanese: la versione di Giuseppe Esposito (all. Mappanese)

Atletico Villaretto – Mappanese, Terza Categoria piemontese, non è terminata domenica dopo il triplice fischio dell’arbitro ed i fatti ormai sono ben noti a tutti, con il presunto episodio di razzismo nei confronti di Mbaye Moundiaye e con la rissa negli spogliatoi che ha portato Giuseppe Cigna all’ospedale in gravi condizioni, entrambi calciatori dell’Atletico Villaretto. Grande clamore mediatico sulla vicenda, con la Mappanese al centro di numerose accuse. Per fare chiarezza e fornire la precisa ricostruzione dei fatti da parte del club di Mappano Torinese, la redazione di Calcionews24.com ha contattato il tecnico Giuseppe Esposito: «Sono estraneo ai fatti, estraneo nel senso che il tutto è successo al di fuori della partita. Siamo stati accusati di essere razzisti, un mio ragazzo è stato accusato di aver dato del negro di merda a un giocatore avversario ed il loro capitano è diventato il suo paladino. In campo non ho sentito nulla di questo. Inoltre a fine gara l’arbitro, che era di colore, ha dichiarato alla polizia di non aver sentito nulla. Il poliziotto ha dichiarato che l’arbitro non ha sentito nulla in campo. Essere razzisti è una brutta cosa e noi non lo siamo: i miei sono dei bravi ragazzi, li conosco da lunga data. Inoltre siamo stati accusati di aggressione e questo ha rincarato la dose: una squadra uscita vittoriosa dal campo è arrabbiata? Ci siamo trovati la polizia davanti gli spogliatoi, chiamata dai custodi che hanno sentito il bailamme che c’era fuori dal campo, ed ha voluto le generalità del ragazzo di colore e del ragazzo accusato di frasi razzista. La polizia ci ha detto che l’arbitro ha dichiarato di non aver sentito niente ed è tutto finito lì. La polizia è rimasta mentre i ragazzi si facevano la doccia e ci ha detto di uscire tutti insieme. Io sono uscito per primo perché dovevo portare all’ospedale un ragazzo che si era fatto male alla spalla in uno scontro di gioco e mi ero avviato verso la macchina; ad un certo punto ho sentito un parapiglia, mi son girato e sono corso, ho visto il ragazzo sanguinante con persone che correvano e scappavano. Ho cercato insieme alla polizia di sedare il tutto e siamo andati via. La sera un nostro dirigente è stato chiamato dal presidente dell’Atletico Villaretto, che gli ha detto che un suo giocatore all’ospedale in gravi condizioni per una frattura al cranio. Sono uscito dall’ospedale alle 21, non pensavo di trovarmi il giorno dopo sul giornale come un razzista, un violento o un aggressore. Da ieri è partita un’azione mediatica incredibile, la società ci ha detto di chiuderci a riccio perché eravamo sotto attacco: io mi prendo la briga di rispondere personalmente a quello che è accaduto, non distorco ciò che ho visto. Ho parlato con tutta la gente che era lì, non solo della mia squadra, e mi hanno raccontato esattamente il perché di questo agguato: questo ragazzo è rimasto nel gazebo e quando è passato il nostro ragazzo ha iniziato a sbraitargli dietro, gli ha lanciato un bicchiere addosso e gli si è scagliato contro. Nella colluttazione sono finiti a terra tutti e due, Cigna ha battuto violentemente la testa. Il mio ragazzo si è alzato spaventato, con la ragazza al fianco, e si è messo a correre ed è andato via in macchina. La polizia era lì. Mi dispiace per il ragazzo rimasto ferito, i miei ragazzi erano intorno e nessuno ha preso le difese di nessuno. Da quello che ho dedotto e da quello che mi hanno spiegato, il papà del mio ragazzo era dietro e quando ha visto i due ragazzi attaccati ha tenuto Cigna per terra ed ha fatto sì che il ragazzo andasse via. Il padre è stato poi additato come quello che ha colpito, ma non ha colpito nessuno. Il mio ragazzo si è fatto le foto alle mani per dimostrare, se ci sarà qualche processo penale, di non aver colpito nessuno, visto che non ha le mani tumefatte. La mia versione collima con la versione dei ragazzi della Mappanese. Dopo mezz’ora dalla fine della partita Cigna ha attaccato senza un perché, da ciò che ho visto in campo era fuori di se dopo che l’allenatore lo ha sostituito ed ha inveito pesantemente con frasi brutte nei confronti del nostro calciatore, promettendo di aspettarlo fuori dal campo. Adesso sta facendo dichiarazioni avventate da 24 ore, ho sentito quattro versioni dell’accaduto e una delle quattro andrà spiegata: noi ci difenderemo nelle sedi opportune. Ci sono anche persone esterne alla Mappanese e all’Atletico Villaretto che hanno assistito alla vicenda, saranno loro l’ago della bilancia insieme alla polizia, che era lì. E’ diventata una vicenda nazionale, ho trovato la mia squadra su Sky Sport, sulla Rai, su Studio Aperto (Italia 1, ndr). Vediamo come si risolverà il tutto. Noi avevamo vinto la partita sul campo, perché dovevamo fare un agguato a un avversario?». Giuseppe Esposito tiene a fare chiarezza, confermando la versione dei suoi ragazzi e sottolineando come la controparte abbia omesso o inventato la ricostruzione degli spiacevoli fatti di domenica: «Ho raccontato la verità, sono un uomo di 55 anni nato a Torino da genitori calabresi, sono orgoglioso di essere meridionale e so cosa vuol dire essere razzista e subire razzismo. Ora che siamo integrati in questa società, vengo io, con i miei ragazzi, ad essere accusato di razzismo? Non ci sto, sono arrabbiato per questo. Ho visto ragazzi di 23,24,25 anni, che conosco da quando ne hanno 6, avere le lacrime agli occhi e dirmi: ‘Pino, non abbiamo più voglia di allenarci ed avere a che fare con questo sport’. E’ brutto, non prendo una lira ed i ragazzi neanche, giocano a calcio per passione. Sentirsi dire che siamo degli aggressori, dei razzisti non mi va, mi ribellerò con tutte le mie forze e cercherò di difendermi, di difendere in tutte le sedi i miei ragazzi che sono come dei figli per me. Noi abbiamo un ragazzo di colore in squadra ed ha preso le botte come le hanno prese gli altri. Finita la partita, tutto doveva finire lì: il calcio è un gioco. Avessi solo il sentore che uno dei miei ragazzi avesse detto al giocatore avversario una frase razzista, l’avrei mandato via. Ma mi hanno assicurato gente che era lì ed anche l’arbitro che non è stato detto nulla. Io ho l’ansia addosso per questa cosa, mi sento attaccato da tutte le parti: sono una persona normalissima. Perché Cigna si è lanciato sul nostro ragazzo che usciva con la sua ragazza per mano con il borsone? Non siamo andati noi ad attaccare loro, non ne avevamo motivo. Tengo a sottolineare una cosa: non sto dicendo che loro sono i cattivi, non voglio accusare nessuno. Voglio che nel più breve tempo possibile esca la verità e vivere tranquilla: non abbiamo fatto nulla, siamo un gruppo che si diverte a giocare a calcio. Ci saranno sicuramente le sedi opportune che stileranno il verdetto, non la tv: dalla Calabria mi hanno chiamato per chiedermi a riguardo della vicenda ed ho dovuto spiegare l’accaduto». Massimo Balsamo

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