Ranocchia: «Mazzarri? Con Mancini c'è serenità» - Calcio News 24
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Ranocchia: «Mazzarri? Con Mancini c’è serenità»

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Le parole del capitano dell’Inter sul momento nerazzurro

Etichettato come difensore gentiluomo, perché in campo non è cattivo, Andrea Ranocchia spera di essere ricordato come un vincente e come una bella persona, come Giacinto Facchetti. Lo ha rivelato lo stesso difensore dell’Inter nel corso dell’intervista rilasciata ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, a cui ha parlato innanzitutto di Roberto Mancini: «Ci crede da morire: a tutto ciò che si può pensare di buono per l’Inter futura, a tutti noi e alla Champions. Lo vedi quando ci parla: nelle riunioni, singolarmente, quando fa tattica e il resto, trasmette serenità e fiducia. E in più ha vinto: e questa cosa conta, pesa», ha dichiarato Ranocchia, che vorrebbe prendersi la Champions League con la vittoria in Europa League: «Alzare un trofeo sarebbe splendido. E credo che, rispetto al campionato, proprio questa sia la strada più accessibile. Poi, è chiaro: serve fortuna nei futuri sorteggi e che la squadra sia al meglio nei momenti delle sfide in campo».

PRESSIONE – La corsa al terzo posto del resto è piuttosto complicata, visto che oltre alle genovesi c’è anche il Milan. Intanto il difensore ha fatto il punto della situazione, facendo riferimento anche al periodo con Walter Mazzarri al timone della squadra: «Il problema è che negli ultimi due mesi entravamo in campo con tanta pressione e tensione. C’era bisogno di maggior serenità. Non voglio dare colpe all’allenatore, non sarebbe corretto: parlo di responsabilità, sue ma anche nostre. Mazzarri era molto tartassato: la tensione c’era e ce l’avevamo tutti. Forse lui doveva gestire meglio tutta questa pressione, ma anche noi. Solo che dentro alla nostra squadra ci sono anche ragazzi di 21 e 22 anni, che fra qualche anno saranno top player europei ma pur sempre 21-22 anni hanno… E se appena sbagli un pallone senti borbottare, ecco, non è esattamente facile. I fischi di San Siro? Noi abbiamo fatto mancare ai tifosi i risultati, ma è anche vero che se qualcuno poteva darci una mano, beh, non è successo».

RETROSCENA – Spunta poi il retroscena sull’interessamento del Bayern Monaco nei suoi confronti: «E’ vero, ci fu un sondaggio e per un po’, ammetto, ci pensai. Ma avevo fatto e preso la mia scelta: l’Inter». Ma Ranocchia poteva finire anche al Galatasaray: «Sa cosa ho detto al mister quando ci siamo visti? Meglio qui a Milano eh…» (ride). Ora invece le prospettive sono diverse: «Insomma: mi piacerebbe invecchiare all’Inter», ha spiegato Ranocchia, che vuole farsi portavoce di messaggi positivi, figure etiche, rispetto per l’avversario, il compagno e l’arbitro: «Se io ho qualcosa da dire a Juan Jesus, per esempio, aspetto la fine della partita, lo prendo da una parte e gli spiego come avrei fatto. E non glielo direi mai in faccia a tutti, allo stadio e alle telecamere. No. Essere una bella persona è la cosa prioritaria».

RITORNI – All’orizzonte i ritorni a San Siro di Stramaccioni e Stankovic: «Due amici. Strama è un talentuoso: non ha ancora tanta esperienza ma forse è ancora più bravo perché non è stato calciatore e quindi non ha avuto il vantaggio di diventare esperto sul campo. Con Deki ho un rapporto spettacolare, ci sentiamo spesso: mi ha dato una mano enorme in momenti molto bui». Fondamentale potrebbe rivelarsi Palacio: «Ne verrà fuori, sono sicuro. Come sta? Lui dice bene, ma non aspetta altro che fare gol. Insomma: prima o poi a Rodrigo passa, i suoi gol arriveranno e saranno importanti come sempre».

TATTICA – Infine, Ranocchia parla delle novità tattiche con Mancini, che è passato alla difesa a quattro: «Primo: da cinque a quattro, sei con un uomo in meno dietro, ed è tanto perché devi coprire uno spazio maggiore. Quando giochi a cinque, sei più libero di andare in anticipo, anche forte, sull’uomo uscendo dalla linea, anzi sei quasi in marcatura, perché sai che hai comunque quattro compagni che ti coprono e almeno uno che copre il “lungo”. A quattro, invece, devi ragionare di più, non puoi sempre cercare l’anticipo, perché se sbagli l’intervento l’avversario non lo prendi più, sei “del gatto” . Mancini ci prova in due o tre ruoli diversi in allenamento». 

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